venerdì 21 novembre 2014

Lettera ad un amico

Abbiamo passato lunghe ore a parlare, ore intrecciate le une alle altre in questo avventuroso anno e mezzo. Ore  trascorse in macchina attraversando la città, quando cercavi di farmi capire qualcosa di un mestiere per me nuovo e che tu dicevi mi scorresse nelle vene (*Per la cronaca, il mestiere non era un mestiere di strada...ma lo so che tu già stai a ride perché sugli equivoci ci abbiamo costruito un’amicizia.)
Ore la sera, quando l’ufficio si acquietava e noi, con la finestra aperta e una canzone su youtube, ci fumavamo una sigaretta (tu dieci!).
Ore davanti ad un caffè, mille caffè. Abbiamo parlato degli altri, ma soprattutto abbiamo parlato di noi stessi, del coraggio che c’è voluto per cambiare. E cambiare non è quella cosa lì che la gente dice; non è solo “fare attenzione a correggere i difetti”, o cambiare lavoro, casa, compagno. Il nostro cambiamento era una faccenda sporca, un baratro dentro cui, per fortuna o incoscienza, siamo saltati. E quando si salta non c’è il paracadute sulle spalle, ci sono solo ali nascoste che tocca scoprire e agitare, finché volare smette di fare paura.

La cosa più difficile da accettare del cambiamento è il ritorno. Saremo ancora amati? Saremo,  finalmente, amati? Ci ameremo, noi stessi, un po’ di più? Ci perdoneremo i rimorsi ed i rimpianti? Cambiare renderà le cose più facili o più difficili? Cambiare significherà davvero perdere quel che c’è stato prima? E dove vanno a finire quelle cose? Dove andiamo a finire noi?

Me lo chiedo ogni volta, non ho mai avuto il coraggio di rispondere; ma credo che la polvere di quel che abbiamo lasciato andare resti vivo nei nostri occhi. Un pulviscolo luminoso che a guardare da vicino fa male, ma è una cosa bellissima. Credo anche un’altra cosa, credo che tutta la rabbia che vediamo intorno e alimenta le intolleranze e le facili violenze sia solo paura di cambiare. Perché la gente non lo sa quanto persone come te e me siano fortunate, noi lo abbiamo fatto, noi siamo andati avanti e indietro. Noi abbiamo volato mentre credevamo di cadere. Cambiare lavoro è una sciocchezza, è solo un tassello, è la prova che sappiamo ancora scegliere; la parte difficile è convivere col vento, planare quando c’è da planare, affrontare la tempesta e starsene lassù, semplicemente ad osservare il baratro che non era una fine, era solo un altro passaggio verso il mondo delle meraviglie.

Ci si chiede se uomini e donne possano essere amici. Ovviamente sì, perché l’amicizia è come l’amore, molteplice e complicato. Si diventa persino gelosi e possessivi. Tu mi ascolti e mi rimproveri, però alla fine, anche se sbaglio, mi abbracci sempre…è anche vero che sei un uomo, quindi magari ci provi sempre ad allungare una mano, ma le risate prendono il sopravvento e allora possiamo dire che sì, uomini e donne possono essere amici. Persino dopo essere stati colleghi.


1 commento:

Anonimo ha detto...

Bellissima e toccante.