Abbiamo
passato lunghe ore a parlare, ore intrecciate le une alle altre in questo
avventuroso anno e mezzo. Ore trascorse in
macchina attraversando la città, quando cercavi di farmi capire qualcosa di un
mestiere per me nuovo e che tu dicevi mi scorresse nelle vene (*Per
la cronaca, il mestiere non era un mestiere di strada...ma lo so che tu già
stai a ride perché sugli equivoci ci abbiamo costruito un’amicizia.)
Ore la sera,
quando l’ufficio si acquietava e noi, con la finestra aperta e una canzone su
youtube, ci fumavamo una sigaretta (tu dieci!).
Ore davanti
ad un caffè, mille caffè. Abbiamo parlato degli altri,
ma soprattutto abbiamo parlato di noi stessi, del coraggio che c’è voluto per
cambiare. E cambiare non è quella cosa lì che la gente dice; non è solo “fare
attenzione a correggere i difetti”, o cambiare lavoro, casa, compagno. Il nostro
cambiamento era una faccenda sporca, un baratro dentro cui, per fortuna o
incoscienza, siamo saltati. E quando si salta non c’è il paracadute sulle
spalle, ci sono solo ali nascoste che tocca scoprire e agitare, finché volare smette
di fare paura.
La cosa più
difficile da accettare del cambiamento è il ritorno. Saremo ancora amati? Saremo,
finalmente, amati? Ci ameremo, noi
stessi, un po’ di più? Ci perdoneremo i rimorsi ed i rimpianti? Cambiare renderà
le cose più facili o più difficili? Cambiare significherà davvero perdere quel
che c’è stato prima? E dove vanno a finire quelle cose? Dove andiamo a finire
noi?
Me lo chiedo
ogni volta, non ho mai avuto il coraggio di rispondere; ma credo che la polvere
di quel che abbiamo lasciato andare resti vivo nei nostri occhi. Un pulviscolo
luminoso che a guardare da vicino fa male, ma è una cosa bellissima. Credo anche
un’altra cosa, credo che tutta la rabbia che vediamo intorno e alimenta le
intolleranze e le facili violenze sia solo paura di cambiare. Perché la gente
non lo sa quanto persone come te e me siano fortunate, noi lo abbiamo fatto,
noi siamo andati avanti e indietro. Noi abbiamo volato mentre credevamo di
cadere. Cambiare lavoro è una sciocchezza, è solo un tassello, è la prova che
sappiamo ancora scegliere; la parte difficile è convivere col vento, planare
quando c’è da planare, affrontare la tempesta e starsene lassù, semplicemente
ad osservare il baratro che non era una fine, era solo un altro passaggio verso
il mondo delle meraviglie.
Ci si chiede
se uomini e donne possano essere amici. Ovviamente sì, perché l’amicizia è come
l’amore, molteplice e complicato. Si diventa persino gelosi e possessivi. Tu mi
ascolti e mi rimproveri, però alla fine, anche se sbaglio, mi abbracci sempre…è
anche vero che sei un uomo, quindi magari ci provi sempre ad allungare una mano,
ma le risate prendono il sopravvento e allora possiamo dire che sì, uomini e
donne possono essere amici. Persino dopo essere stati colleghi.
1 commento:
Bellissima e toccante.
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