Mi sono improvvisamente accorta di aver smesso di essere una
scrittrice ed essere diventata un personaggio.
La storia di questo personaggio
ha a che fare con i nodi.
I nodi che
le impediscono di fare bene il suo lavoro.
I nodi che
le ispezionano i respiri, uno ad uno.
I nodi che impediscono al cibo di attraversarla.
I nodi che
le impediscono di amare.
Per
sciogliere quei nodi, il personaggio torna a casa dopo un’altra giornata di
lavoro senza fiato e senza cibo e riempie la vasca di acqua calda e bolle di
sapone. Si toglie i vestiti e il trucco, pulisce il viso con un sapone troppo
costoso. Accende anche l’incenso, per aiutare i respiri a superare le
ispezioni, mescolati con l’odore denso dell’aria. Prepara anche i notturni di
Chopin nello stereo, ma entra in acqua dimenticando di premere play. Resta solo
il silenzio. E l’odore denso dell’incenso.
I muscoli si rilassano, la mente no.
Quando, dopo
un po’, il personaggio decide di uscire dall’acqua accende finalmente la musica
e si asciuga senza fretta, in penombra. Senza indossare nulla si sdraia al buio
sul letto solitario.
Perlustra il
suo corpo, sembra dimagrita. Respira. A tratti.
Chopin le fa compagnia.
Chopin le fa compagnia.
Si veste e
prepara una cena leggera, senza fame, e mentre mangia legge una rivista.
Sente l'avviso di un messaggio ricevuto sul telefono e dopo aver risposto resta così, immobile
sul divano, illuminata dalla luce della cucina. La musica adesso va avanti
sempre diversa, è lei quella ferma sullo stesso punto, sullo stesso nodo.
Decide di
ripulire la cucina, prende un romanzo che non riesce a finire e riga dopo riga
il respiro torna a muoversi con pazienza. Come le mani di una tessitrice,
precise e pazienti.
All’improvviso
ricorda di avere in casa un pacchetto di sigarette. Non fuma quasi mai, ma pensa
che se esiste un momento buono per fumare allora deve essere questo.
Fuori inizia
ad essere primavera, così si siede in balcone, nella prima
oscurità brilla solo la sua cenere. È quando comincia a guardare nelle case
degli altri che capisce di essere diventata un personaggio. Un personaggio con
nodi così stretti che le parole si incastrano, le idee soffocano e ogni
opportunità sembra un ostacolo.
Il personaggio
sta aspettando ed è l’attesa il nodo più stretto e feroce.
Il personaggio
ha giocato d’azzardo, ha deciso che doveva tentare una mano migliore, più
fortunata, perché il gioco offerto dalla sorte non era una prospettiva buona
abbastanza. Per questo sta aspettando, aspetta di vedere le carte del suo
destino; vincere o perdere, tutto lì.
Vincere o
perdere, e nel mentre oscillare sul filo dell’incertezza che si annoda e non si
spezza.
Rientra in
casa e tutto quel che le resta è un po’ di cioccolata, un quaderno e una penna
da due soldi, per ritrovare le parole, almeno quelle.
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