"Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri che
quando li hai finiti di leggere e tutto quel che segue vorresti che l'autore
fosse un tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte
che ti gira", ma chissà se adesso Holden sarebbe felice di poter scrivere
al suo scrittore/cantante/regista/attore preferito proprio ogni volta che gli
gira.
Non sono una studiosa di Salinger e non mi arrogo la pretesa di parlare a
nome di personaggi letterari creati da altri, ma mi piacerebbe porre la
questione come un gioco: cosa ne penserebbe Holden Caulfield di facebook e
twitter?
Oggi possiamo contattare i nostri idoli e ringraziarli per le
emozioni che ci regalano, possiamo addirittura conoscerli; alcuni ci
ignoreranno, altri ci ringrazieranno, difficilmente ne diventeremo amici per la
pelle. A chi serve contattarli? Quale beneficio? Per il nostro ego o per il
loro?
Gli idoli diventano umani, ci rispondono, il rapporto non è più a senso
unico (l’artista > l’arte > il fruitore), ma prende vie infinite e su
quelle strade siamo tutti uguali;
eppure non sono sicura che questo sia un
vantaggio, perché se il mio punto di riferimento è come me, io come posso crescere e
migliorare?
E lo dico avendo io stessa scritto a persone che ammiravo da
lontano, provando anche soddisfazione da una loro breve risposta.
Poi mi sono ricordata di quel passaggio del Giovane Holden e mi sono
chiesta: ora che il mondo è diventato piccolo e quasi tutti, in un modo o in un
altro, sono raggiungibili (J.D. Salinger, faccio notare, si è opposto a questo
trend con determinazione fino alla fine) Holden sarebbe davvero contento?
Se i social network sono solo un modo nuovo di vantarsi, esporsi,
vendersi e infine nascondersi, qual'è il posto degli artisti? Accanto a noi o
davanti a noi? Dentro una platea in perenne movimento o affacciati ad una
finestra a guardarla muoversi?
A prescindere da questo, credo che Holden odierebbe facebook e deriderebbe tutti noi che pubblichiamo senza
vergogna la nostra intimità, le paure, le ambizioni. Lo sguardo diffidente di
un ragazzino intelligente e spaesato sarebbe un’ascia affilata sul nostro
ingombrante narcisismo e sulla nostra pretesa di essere al centro di una pagina
che si aggiorna in continuazione.
“La gente non si accorge mai di nulla” diceva così lui,
probabilmente se avesse un profilo facebook lo riempirebbe di bugie solo per il
gusto di vedere la reazione della gente, per vedere se qualcuno se ne accorgerebbe.
Mentiva di continuo, forse per difendersi o per misurare il livello di
attenzione degli altri; mentiva perché nascoste bene, dentro le menzogne, ci
sono le verità e le verità vanno conquistate con il dubbio (questo lo penso io,
non è detto che lo pensasse anche Salinger).
Mi chiedo,
adesso che siamo tutti connessi, tutti aggiornati, ci accorgiamo degli altri? Non
del luogo in cui si trovano o del cibo che stanno per mangiare, ci accorgiamo
davvero di loro?
"Non raccontate mai niente a nessuno. Se lo
fate, finisce che sentite la mancanza di tutti."
Nessun commento:
Posta un commento