domenica 20 ottobre 2013

Holden su facebook?



"Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri che quando li hai finiti di leggere e tutto quel che segue vorresti che l'autore fosse un tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira", ma chissà se adesso Holden sarebbe felice di poter scrivere al suo scrittore/cantante/regista/attore preferito proprio ogni volta che gli gira. 
Non sono una studiosa di Salinger e non mi arrogo la pretesa di parlare a nome di personaggi letterari creati da altri, ma mi piacerebbe porre la questione come un gioco: cosa ne penserebbe Holden Caulfield di facebook e twitter?

Oggi possiamo contattare i nostri idoli e ringraziarli per le emozioni che ci regalano, possiamo addirittura conoscerli; alcuni ci ignoreranno, altri ci ringrazieranno, difficilmente ne diventeremo amici per la pelle. A chi serve contattarli? Quale beneficio? Per il nostro ego o per il loro? 
Gli idoli diventano umani, ci rispondono, il rapporto non è più a senso unico (l’artista > l’arte > il fruitore), ma prende vie infinite e su quelle strade siamo tutti uguali; 
eppure non sono sicura che questo sia un vantaggio, perché se il mio punto di riferimento è come me, io come posso crescere e migliorare?
E lo dico avendo io stessa scritto a persone che ammiravo da lontano, provando anche soddisfazione da una loro breve risposta.
Poi mi sono ricordata di quel passaggio del Giovane Holden e mi sono chiesta: ora che il mondo è diventato piccolo e quasi tutti, in un modo o in un altro, sono raggiungibili (J.D. Salinger, faccio notare, si è opposto a questo trend con determinazione fino alla fine) Holden sarebbe davvero contento?
Se i social network sono solo un modo nuovo di vantarsi, esporsi, vendersi e infine nascondersi, qual'è il posto degli artisti? Accanto a noi o davanti a noi? Dentro una platea in perenne movimento o affacciati ad una finestra a guardarla muoversi?

A prescindere da questo, credo che Holden odierebbe facebook e deriderebbe tutti noi che pubblichiamo senza vergogna la nostra intimità, le paure, le ambizioni. Lo sguardo diffidente di un ragazzino intelligente e spaesato sarebbe un’ascia affilata sul nostro ingombrante narcisismo e sulla nostra pretesa di essere al centro di una pagina che si aggiorna in continuazione.
La gente non si accorge mai di nulla” diceva così lui, probabilmente se avesse un profilo facebook lo riempirebbe di bugie solo per il gusto di vedere la reazione della gente, per vedere se qualcuno se ne accorgerebbe. Mentiva di continuo, forse per difendersi o per misurare il livello di attenzione degli altri; mentiva perché nascoste bene, dentro le menzogne, ci sono le verità e le verità vanno conquistate con il dubbio (questo lo penso io, non è detto che lo pensasse anche Salinger). 

Mi chiedo, adesso che siamo tutti connessi, tutti aggiornati, ci accorgiamo degli altri? Non del luogo in cui si trovano o del cibo che stanno per mangiare, ci accorgiamo davvero di loro? 

"Non raccontate mai niente a nessuno. Se lo fate, finisce che sentite la mancanza di tutti."

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