La
semplicità, e la sua mancanza: credo sia questa la chiave mancante, la chiave
che ora mi permette di capire meglio il mio fastidio verso un certo tipo d’Italia,
un certo tipo di vita. E magari di sopportarlo meglio.
Ho scritto
la scorsa settimana un post molto polemico (e probabilmente esageratamente snob) in cui attaccavo
l’Italia abbrutita, l’Italia che ho incontrato in vacanza e che vedo ogni
giorno al centro commerciale o in metropolitana. L’Italia che ha perduto la sua identità di bellezza.
La grande
bellezza. Poi ho visto
il concerto di Jovanotti in televisione e, improvvisamente, cose che non
hanno a che fare nulla l’una con l’altra hanno messo in fila i miei
pensieri; ho collegato i puntini che separano gli italiani (o i cittadini del nostro
mondo). Allora ho pensato che, forse, se la bellezza è diventata un concetto così
sottile e intoccabile, è per via della semplicità perduta.
Abbiamo cominciato a
perdere la bellezza quando abbiamo smesso di credere nella semplicità.
Siamo diventati
cinici, diffidenti, insicuri. E la bellezza è diventata finta, seriale, accomodante.
Qualcosa
si è spezzato e l’ho capito quando davanti ad un mare cristallino, bellissimo e
pulito ho detto “sembra una piscina”. Quando
davanti ad una pianta curata, sana e viva ho detto “sembra di plastica”.
Perché la
finzione viene meglio della realtà?
Quando quella
sera ho ascoltato le canzoni di
Jovanotti, lasciandomi contagiare dalla sua allegria e
dalla sua inesauribile capacità di guardare la vita con semplicità, ho finalmente capito
che lui la vede, la bellezza. Quella vera. E la vedono quelli che cantano con
lui.
Ci sono persone
che usano la semplicità come mezzuccio per accattivarsi le simpatie del
pubblico, ma quel che ottengono non ha nulla a che vedere con il bello, è
solamente banale.
Dietro la bellezza c’è la semplicità, dietro la semplicità
che diventa bella c’è l’onestà. È in questa piccola catena di conseguenze che
si mantiene un equilibrio difficile da difendere.
Gli italiani
"abbrutiti" che ho visto vestirsi tutti allo stesso modo, aspirare tutti alla stessa meta, viaggiare senza spostarsi, nascono da quella catena interrotta. Replicano
modelli falsi e disonesti. Hanno imparato che la volgarità è il
privilegio dell’onesto, come se la mancanza di pudore fosse una conquista. E questo
vale per i poveri cristi che risparmiano un anno intero per una vacanza
fosforescente, tanto quanto vale per i poveri ricchi che passano un anno intero
a ricucirsi le imperfezioni pur di essere invidiati.
Diamo per buona la bellezza che ci spacciano a poco prezzo, pensiamo che se è ovunque allora è
quella vincente, ma è ovunque perchè facile da trasportare, è vuota. Ecco cosa succede alla bellezza che perde la sua semplicità, si perde. Tutto qui.
Eppure
potrebbe essere più facile di quanto crediamo, ricominciare. La catena è
interrotta, non perduta. Basta cantare tutti una canzone di poesia e leggerezza,
basta fermarsi ad osservare ciò che può stupirci. Togliere via gli artifici,
innamorarsi di nuovo delle piccole cose. Basta guardare una piscina e dire “che
bella, sembra un mare cristallino”.
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