giovedì 29 agosto 2013

L'italia che (numericamente) conta



Mi chiedevo dove fosse, l’Italia che non capivo.
Perché viviamo ognuno nel nostro mondo e quel mondo si adatta, bene o male, nell’Italia che ci ospita, nell’Italia che dovremmo riuscire a costruire, ma che invece vediamo sgretolarsi.
Il nostro piccolo, insignificante e imprescindibile mondo lo costruiamo a fatica, negli anni.
È la conseguenza delle nostre scelte. I libri che scegliamo di leggere, i film che scegliamo di guardare, i giornali che scegliamo di seguire, gli amici con cui scegliamo di crescere. In questo modo creiamo le opinioni con cui giudichiamo l’Italia che ci ospita.
Attraverso le mie esperienze ed opinioni quest’Italia proprio non riuscivo a capirla, ma soprattutto non capivo gli italiani, non li trovavo. Dov’erano gli italiani che votavano Berlusconi ammaliati dal successo e convinti da promesse bugiarde? Dov’erano gli italiani che guardavano Uomini e Donne, i reality trash e i cinepanettoni? Dov’erano gli italiani che trasformavano una sgualdrina in un’icona? C’erano, era evidente che ci fossero, ma nel mio piccolo, insignificante e imprescindibile mondo non se ne vedeva neppure l’ombra.

Poi ho preso un aereo, un’ora e mezzo di viaggio, una vacanza economica alla ricerca di un mare bello e di una spiaggia luccicante, giusto il tempo di riposare un po’ e pensare poco, et voilà, in Spagna, a Maiorca, ecco che sbuca l’Italia invisibile. L’Italia che (numericamente) conta. Un’invasione.
Posso sembrare snob (magari lo sono) o politicamente scorretta (non percepisco alcuno stipendio da politica, quindi mi permetto di essere gratuitamente scorretta), la verità nuda e cruda è che quell’Italia mi ha fatto orrore. Tanto più quanto pensavo all’Italia che ha generato tutti noi. Veniamo tutti dalla stessa bellezza, siamo tutti figli dello stesso amore per il buon cibo, per i bei panorami, per la bella arte, mi piacerebbe dire per le belle parole, ma sento allontanarsi l’eco dell’ultimo congiuntivo quindi mi evito quest’illusione. Va bene… i tempi sono cambiati, non pretendo che tutti ascoltino l’opera, né che tutti vadano a teatro o leggano i classici della letteratura. Le nuove tecnologie e le chat (che ovviamente assorbono anche la sottoscritta) hanno influito sul nostro modo di percepire la realtà. Anche incontrollabilmente. Quello che mi chiedo è: dalla bellezza all’orrore come ci siamo arrivati?

Vi dirò quello che ho visto con i miei occhietti basiti (e voglio sottolineare che sono cresciuta nella periferia romana, non dentro un castello incantato). Ho visto italiani che ignorano l’italiano; italiani che mangiano di gusto terrificanti piatti di pasta scotta e mal condita, come se non conoscessero la differenza con ciò che è il vanto del Bel Paese. Eccola di nuovo, la bellezza che deperisce. Italiani che viaggiano senza guardare. Italiani per cui lo straniero che li ospita è ridicolo. Italiani sedotti da tutto ciò che è appariscente, volgare, scadente. Italiani che urlano laddove tutti gli altri si limitano a parlare.
Non mi è piaciuto quello che ho visto, ma almeno è stata una risposta.

A volte facciamo di tutto per non accettare una verità sgradevole, ci inventiamo delle favole per convincerci che un lieto fine è possibile, chiudiamo gli occhi, troviamo giustificazioni, ma poi la verità arriva quando meno ce lo aspettiamo e non ci resta che accettarla e andare avanti con l’unica possibilità di rendere più bello il nostro piccolo, insignificante e imprescindibile mondo, sperando di essere contagiosi.

P.s.
Entrando in un distributore di benzina di Maiorca sfoglio una copia di Vanity Fair Spagna, paginone centrale e intervista alla donna di Berlusconi, Nicole Minetti posa in costume da bagno e silicone. La bruttezza non ha confini.

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