Mi chiedevo
dove fosse, l’Italia che non capivo.
Perché viviamo
ognuno nel nostro mondo e quel mondo si adatta, bene o male, nell’Italia che ci
ospita, nell’Italia che dovremmo riuscire a costruire, ma che invece vediamo
sgretolarsi.
Il nostro
piccolo, insignificante e imprescindibile mondo lo costruiamo a fatica, negli
anni.
È la
conseguenza delle nostre scelte. I libri che scegliamo di leggere, i film che
scegliamo di guardare, i giornali che scegliamo di seguire, gli amici con cui
scegliamo di crescere. In questo modo creiamo le opinioni con cui giudichiamo l’Italia
che ci ospita.
Attraverso
le mie esperienze ed opinioni quest’Italia proprio non riuscivo a capirla, ma soprattutto
non capivo gli italiani, non li trovavo. Dov’erano gli italiani che votavano
Berlusconi ammaliati dal successo e convinti da promesse bugiarde? Dov’erano
gli italiani che guardavano Uomini e Donne, i reality trash e i cinepanettoni? Dov’erano
gli italiani che trasformavano una sgualdrina in un’icona? C’erano, era
evidente che ci fossero, ma nel mio piccolo, insignificante e imprescindibile
mondo non se ne vedeva neppure l’ombra.
Poi ho preso
un aereo, un’ora e mezzo di viaggio, una vacanza economica alla ricerca di un
mare bello e di una spiaggia luccicante, giusto il tempo di riposare un po’ e
pensare poco, et voilà, in Spagna, a
Maiorca, ecco che sbuca l’Italia invisibile. L’Italia che (numericamente)
conta. Un’invasione.
Posso sembrare
snob (magari lo sono) o politicamente scorretta (non percepisco alcuno stipendio
da politica, quindi mi permetto di essere gratuitamente scorretta), la verità
nuda e cruda è che quell’Italia mi ha fatto orrore. Tanto più quanto pensavo
all’Italia che ha generato tutti noi. Veniamo tutti dalla stessa bellezza,
siamo tutti figli dello stesso amore per il buon cibo, per i bei panorami, per
la bella arte, mi piacerebbe dire per le belle parole, ma sento allontanarsi l’eco
dell’ultimo congiuntivo quindi mi evito quest’illusione. Va bene… i tempi sono
cambiati, non pretendo che tutti ascoltino l’opera, né che tutti vadano a
teatro o leggano i classici della letteratura. Le nuove tecnologie e le chat
(che ovviamente assorbono anche la sottoscritta) hanno influito sul nostro modo
di percepire la realtà. Anche incontrollabilmente. Quello che mi chiedo è:
dalla bellezza all’orrore come ci siamo arrivati?
Vi dirò
quello che ho visto con i miei occhietti basiti (e voglio sottolineare che sono
cresciuta nella periferia romana, non dentro un castello incantato). Ho visto
italiani che ignorano l’italiano; italiani che mangiano di gusto terrificanti
piatti di pasta scotta e mal condita, come se non conoscessero la differenza
con ciò che è il vanto del Bel Paese. Eccola di nuovo, la bellezza che
deperisce. Italiani che viaggiano senza guardare. Italiani per cui lo straniero
che li ospita è ridicolo. Italiani sedotti da tutto ciò che è appariscente,
volgare, scadente. Italiani che urlano laddove tutti gli altri si limitano a
parlare.
Non mi è
piaciuto quello che ho visto, ma almeno è stata una risposta.
A volte
facciamo di tutto per non accettare una verità sgradevole, ci inventiamo delle
favole per convincerci che un lieto fine è possibile, chiudiamo gli occhi,
troviamo giustificazioni, ma poi la verità arriva quando meno ce lo aspettiamo
e non ci resta che accettarla e andare avanti con l’unica possibilità di
rendere più bello il nostro piccolo, insignificante e imprescindibile mondo,
sperando di essere contagiosi.
P.s.
Entrando in un
distributore di benzina di Maiorca sfoglio una copia di Vanity Fair Spagna,
paginone centrale e intervista alla donna di Berlusconi, Nicole Minetti posa in
costume da bagno e silicone. La bruttezza non ha confini.
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