venerdì 31 maggio 2013

Ultimo, prima del primo



Ultimo giorno di scuola. Ultimo bacio. Ultimo arrivato. Ultima pagina. Ultimo giorno in una città dove si è vissuto a lungo, prima di prendere l’aereo e ricominciare daccapo.
Ultimo giorno di lavoro, prima di ricominciare altrove.
Se ogni fine è un inizio, cosa c’è tra la fine e l’inizio?

Un week end, nel mio caso, e la strana sensazione fisica di non essere in nessun luogo. 
Tutto è stato, tutto può accadere. Un cambio luci sulla scena che lascia un microscopico spazio al buio per sciogliersi.In quel buio mi faccio luce con i ricordi e con i sogni.
Ripenso ai piccoli riti che hanno scandito gli ultimi 457 giorni della mia vita. I volti, i sorrisi, le risate, le scoperte, le arrabbiature, le conquiste, la noia. C’è tutto in quello che facciamo, qualsiasi lavoro esso sia prende tutto di noi, perché noi siamo l’essenza di ciò che facciamo. Non ci sono scelte sbagliate, ma modi sbagliati di viverle. O giuste, a seconda del punto di vista.

Primo giorno di scuola. Primo bacio. Primo arrivato. Prima pagina. Primo giorno in una città dove si abiterà a lungo. Primo giorno di lavoro, altrove.
Adesso occorre trovare l’orientamento, costruire nuovi, piccoli, riti. Andare in cerca di altri territori da conquistare, lasciarsi andare al suono di risate sconosciute, probabilmente arrabbiarsi e annoiarsi come si è sempre fatto, perché in fondo quel che siamo lo spostiamo, lo modelliamo, ma la fibra rimane la stessa, e in una vita costantemente modificata, questa resta l’unica confortante certezza.

Primo ed ultimo non hanno niente a che vedere con una gara, sono le pagine dentro cui si nascondono delle storie. Capitoli su capitoli, personaggi dopo personaggi, strade, appartamenti, città e oceani uno di seguito all’altro in cui ci capita di accadere. A volte accadiamo in vite che non ci saremmo aspettati di vivere, ma non importa, di solito i capitoli che escono dalla trama del romanzo sono insospettabilmente quelli che lo scrittore si diverte di più a scrivere e che danno senso alla logica spietata del racconto.
Tra l’ultimo istante e quello successivo c’è una sottile pagina bianca, è il fiato che si raccoglie, i muscoli che si rilassano, gli occhi che si chiudono per un attimo, la mente che esplode nel tentativo di assimilare tutto quel che è stato, curioso di immaginare cosa succederà.
È il brivido del big bang, perché è inutile rinnegarlo, siamo ancora polvere di stelle.

2 commenti:

Unknown ha detto...

Cavolo Ale, torni a New York?

Alessandra Grandi ha detto...

seeee....magari! :)
no, cambio lavoro, ma sempre di un viaggio si tratta