Ultimo
giorno di scuola. Ultimo bacio. Ultimo arrivato. Ultima pagina. Ultimo giorno
in una città dove si è vissuto a lungo, prima di prendere l’aereo e ricominciare daccapo.
Ultimo
giorno di lavoro, prima di ricominciare altrove.
Se ogni fine
è un inizio, cosa c’è tra la fine e l’inizio?
Un week end,
nel mio caso, e la strana sensazione fisica di non essere in nessun luogo.
Tutto
è stato, tutto può accadere. Un cambio luci sulla scena che lascia un
microscopico spazio al buio per sciogliersi.In quel buio
mi faccio luce con i ricordi e con i sogni.
Ripenso ai
piccoli riti che hanno scandito gli ultimi 457 giorni della mia vita. I volti,
i sorrisi, le risate, le scoperte, le arrabbiature, le conquiste, la noia. C’è
tutto in quello che facciamo, qualsiasi lavoro esso sia prende tutto di noi, perché
noi siamo l’essenza di ciò che facciamo. Non ci sono scelte sbagliate, ma modi
sbagliati di viverle. O giuste, a seconda del punto di vista.
Primo giorno
di scuola. Primo bacio. Primo arrivato. Prima pagina. Primo giorno in una città
dove si abiterà a lungo. Primo giorno di lavoro, altrove.
Adesso
occorre trovare l’orientamento, costruire nuovi, piccoli, riti. Andare in cerca
di altri territori da conquistare, lasciarsi andare al suono di risate
sconosciute, probabilmente arrabbiarsi e annoiarsi come si è sempre fatto, perché
in fondo quel che siamo lo spostiamo, lo modelliamo, ma la fibra rimane la
stessa, e in una vita costantemente modificata, questa resta l’unica
confortante certezza.
Primo ed ultimo non hanno niente a che vedere con una gara,
sono le pagine dentro cui si nascondono delle storie. Capitoli su capitoli,
personaggi dopo personaggi, strade, appartamenti, città e oceani uno di seguito
all’altro in cui ci capita di accadere. A volte accadiamo in vite che non ci
saremmo aspettati di vivere, ma non importa, di solito i capitoli che escono
dalla trama del romanzo sono insospettabilmente quelli che lo scrittore si
diverte di più a scrivere e che danno senso alla logica spietata del racconto.
Tra l’ultimo
istante e quello successivo c’è una sottile pagina bianca, è il fiato che si
raccoglie, i muscoli che si rilassano, gli occhi che si chiudono per un attimo,
la mente che esplode nel tentativo di assimilare tutto quel che è stato,
curioso di immaginare cosa succederà.
È il brivido
del big bang, perché è inutile rinnegarlo, siamo ancora polvere di stelle.
2 commenti:
Cavolo Ale, torni a New York?
seeee....magari! :)
no, cambio lavoro, ma sempre di un viaggio si tratta
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