martedì 11 dicembre 2012

La teoria della disaspettativa



Sì, lo so che c’è molto di cui parlare, le solite rabbie, la solita Italia e come al solito farò un altro giro, passerò per le mie emozioni private, nel tentativo di capirci qualcosa, se non del mio Paese, almeno delle mie emozioni.

Lui dice che le aspettative rovinano le relazioni. Indistintamente, che siano amicizie o relazioni sentimentali. A seguire il suo ragionamento si capisce che non fa una piega, finché il suo ragionamento non incontra un piccolo vortice (tipo triangolo delle Bermuda). 
Lui dice che le aspettative sono qualcosa di personale e con tutta la buona volontà, è difficile che l’altro abbia la stessa percezione, prospettiva, sensibilità, tali da portarlo ad esaudire la nostra aspettativa, ecco quindi che si compie con molta più facilità la delusione. Se ci liberassimo delle aspettative, dice, e vivessimo solamente il presente, ogni piacere sarebbe inaspettato e ogni dolore svilito (poiché non delude). Fico, quindi da me non ti aspetti niente? No. 

Mmmm. Sento un’onda muoversi sotto i miei piedi. Aspettativa. Mentre aspetto sogno, mentre sogno immagino, mentre immagino desidero. Oh certo, la vedo la Delusione, che mi guarda furbescamente da dietro l’angolo, ma io non mi lascio intimidire, perché in questa distanza che ci separa io aspetto, sogno, immagino e, soprattutto, desidero. Lui dice che senza il rischio non c’è partita buona da giocare, o avventura da vivere, eppure a me sembra che questa teoria della disaspettativa lo svincoli dal rischio, mi sembra una teoria molto liberatoria, e certamente in alcuni casi è una buona opportunità per restarsene al sicuro, ma è una libertà che resta a galla, non nuota. Come può crescere una relazione, un’amicizia (tié, persino un Paese) se non si traccia non dico una strada, ma almeno una linea davanti a sé? Nell’attesa matura e cresce il desiderio dell’altro, la voglia di condividere, la paura di mettersi in gioco…eccola, l’onda che si apre in un vortice che inghiotte navi pirata e isole immaginarie. La paura. Se non desidero, non immagino, non sogno e non aspetto, non c’è modo che la paura possa intromettersi nella mia vita. Perché non avrò nulla da perdere. Il futuro sarà solo mio, solo. 

Io non ci riesco, per un po’ sembrava convincermi questa folle idea, ho provato a difendermi così dalle sue assenze, dalle sue mancanze, finché mi sono accorta che avevo smesso di aspettarlo. E non era una bella sensazione; perciò glielo dico, a quella monella che mi guarda da dietro l’angolo: lo so che ci rivedremo presto e tu ti divertirai come una pazza (io molto meno), ma non fa niente, perché qualche volta toccherà a me divertirmi, a guardarti con aria trionfante, a cambiare strada per depistarti. Continuerò a costruirmi delle aspettative, continuerò a rallegrare l’attesa, continuerò a desiderare. Perché lui una volta ha detto che io non ho bisogno di niente, ed è per questo che voglio tutto.

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