sabato 4 agosto 2012

Le parole dette, e taciute


Senza le parole, nulla conta, nulla esiste, nemmeno il corpo.
Nonostante la mia ormai certificata tendenza alla scrittura, solo di recente ho capito davvero quanto le parole per me significhino molto più di quel che sembrano. 
Non è, solamente, una questione di idee, di conoscenza o di ignoranza, è una questione di materia; non c’è nulla di più tangibile del senso delle parole, perché sono le parole che danno un orientamento al caos e alla passione. Senza le parole che li raccontino, i fatti restano memoria dimenticata. Persino le emozioni carnali e gli istinti primitivi trovano un posto (nella mia vita almeno) solo dopo essere stati nominati, o taciuti. Se all’avventura di una notte non segue un intreccio, o un racconto, allora il tempo lentamente trasformerà quella notte in un sogno e non saprò mai se quel brivido sia davvero esistito. Il desiderio di far durare le passioni spesso si lega a doppio nodo al bisogno di sussurrarlo. 
Il corpo non ha bisogno di capire, non cerca risposte, si nutre dell’attimo, dell’incontro, ma quando l’attimo se ne va, quando l’incontro è stato consumato, c’è un altro corpo che chiede il suo nutrimento ed è quello che chiamerà a sé nuovi incontri e nuove passioni.

La mia carne è fatta di passione e parole, l’una senza le altre non è degna di essere vissuta e le parole, prive di passione, restano sterili osservazioni di un mondo che non cambia.
Forse è questa la chiave di tutto, dei miei eterni dubbi e del mio destino, solo adesso mi sembra tutto chiaro. Finalmente capisco gli anni passati appesi ad una parola sospesa, ad un “ma” che ha paralizzato la mia crescita. Solo adesso capisco quello che non mi basta e capisco un titolo che Garcia Marquez ha scelto per un suo romanzo: Vivere per raccontarla. La vita chiede di essere detta, raccontata, e farlo restituisce alla vita, in un modo difficile da capire, se stessa. Chiamarla “razionalizzazione” è freddo, distaccato, forse persino sbagliato, perché nelle parole non c’è sempre ragione, c’è però un percorso, che dalla testa porta al cuore, andata e ritorno. È quella la strada che voglio percorrere e consumare e la terra selvaggia in cui aspetto di perdermi.

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