mercoledì 4 luglio 2012

Diciotto anni

Guardi una foto di quando eri bambina e provi una profonda tenerezza per quell’essere di cui sai tutto, tutto ciò che sarebbe avvenuto, di lì in poi. In posa con la difficoltà a stare ferma, le gambette penzoloni nel futuro, con un calzino su e uno giù, perché la corsa sarà selvaggia. La mani come farfalle in volo… adesso te le riguardi e li vedi, i viaggi che hanno fatto. Gli occhi, con dentro tutto il mondo che verrà, così luminosi e curiosi. Alle spalle, l’oceano che non smetterà mai di fare il tuo nome. Ti chiedi dove sia finito, quel futuro da inventare. E’ accanto a te, non è più così lontano, lo puoi vedere negli occhi, se sei bravo e fortunato abbastanza, ci puoi anche parlare. Certo avrà sempre ragione lui, ma una chance di mettervi d’accordo ancora ce l’hai. E’ passata una vita, la tua. La nostra. Quella di chi è cresciuto insieme a te, perché se sei bravo e fortunato abbastanza, un pezzetto di questa vita riuscirai a costruirlo insieme a qualcuno che ricorderà sempre chi eri. Veniamo da lontano, dalla scuola che ci accolse quasi bimbi, che ci fece diventare amici e rivali, che ci vide innamorati, ci vide folli, ci vide tristi. Siamo usciti tutti un po’ diversi da quella scuola, ma una cosa ci avrebbe unito ancora a lungo (e non lo sapevamo), un’amicizia che non sa finire.

Lo capisci quando ti ritrovi diciotto anni dopo a ridere con le stesse risate, a chiederti come sia possibile che noi, solo noi, sapremo sempre tutto, anche senza troppe spiegazioni. Ci stiamo sposando, stiamo per mettere al mondo dei figli, stiamo realizzando i nostri sogni, ma non c’è niente da fare, basta ritrovarsi insieme attorno ad un tavolo per azzerare il tempo, annullare lo spazio, noi saremo sempre e ancora quelli lì. Solo loro ricorderanno la strada che hai percorso, le sfide che hai affrontato, i progressi che hai fatto, i passi indietro. Tutto quello, persino, che non vorresti dover raccontare all’amico appena arrivato, quello che spesso neppure tu sai o ricordi. Siamo una memoria collettiva, un puzzle, ogni tanto, è vero, se ne perde qualche pezzo, poi lo ritrovi, si era nascosto sotto una vita scomoda, sotto una fila di giorni troppo pesanti. Ci vuole pazienza, ci vuole amore, noi ne abbiamo, altrimenti non saremmo qui, diciotto anni dopo, a ricordare i nostri diciotto anni.

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