giovedì 21 giugno 2012

"Open"


Sono snob, ma non è tra i miei difetti peggiori. 
Non sono snob nei confronti degli altri, anzi, crescendo ho scoperto quanto sia più interessante e divertente non giudicare le persone, perché il più delle volte tendono a sorprendermi; più che altro sono snob riguardo le mie scelte, un modo di essere critica e severa con me stessa. Scegliere solo ciò che, in un modo o nell’altro, merita di essere scelto. Sono snob anche, soprattutto, nelle scelte dei libri che leggo. 
Ogni volta che scelgo un libro non mi chiedo solo se sia bello, mi chiedo anche se valga la pena sottrarre tempo a quei romanzi che ancora non ho letto (sono una snob complessata, visto che non ho ancora letto Guerra e Pace, né Moby Dick, né molti altri classici). Per questo raramente leggo i best-sellers, al limite li leggo quando sono passati di moda (snobismo), e ancora più difficilmente accetto di leggere autobiografie di personaggi famosi, atleti in particolare. 
Un altro dei miei difetti è la pigrizia (questo è un difetto che già mi pesa di più), sempre stata pigrissima per lo sport, però lo sport mi piace guardalo (da pigra complessata). Il calcio, il basket, la pallavolo, ma soprattutto il tennis. Soprattutto, il tennis, mi piaceva guardarlo da adolescente, i favolosi anni ’90.

Poi è arrivato il giorno in cui ho rotto uno schema. Ho scelto l’autobiografia di un atleta. Il fatto che l’avesse scritta in collaborazione con un premio Pulitzer forse aiutava la mia coscienza, chi può dirlo. Ho scelto “OPEN” di Andre Agassi. Mitico tennista della mia adolescenza. Poche volte in vita mia ho avuto il privilegio di leggere un libro da cui non riuscivo a staccarmi. Anche mentre guidavo, lavoravo, dormivo una parte della mia testa continuava a pensare ad Agassi e alla sua incredibile storia. 
Ho divorato 493 pagine in tre giorni.
A parte il fatto che per me questo libro, a dispetto di ogni previsione, è letteratura, la cosa che più mi ha affascinato è il percorso di un uomo pieno di talento e dolore alla costante ricerca di ispirazione. 
E’ strano scoprire quanto poco sappiamo dei nostri idoli, di coloro di cui facciamo un gran parlare, che ci sembra di conoscere solo perché siamo cresciuti all’ombra della loro scia. 
Agassi è un uomo di enorme sensibilità e umanità, che ha saputo circondarsi di persone speciali che hanno fatto la differenza nella sua vita. Agassi ha fatto i conti con il suo dolore, se l’è preso e se l’è portato nei luoghi più oscuri e pericolosi dell’anima, e allo stesso modo si è fatto prendere, da quel dolore, e in piedi, sul limite del baratro, ha capito l’unica cosa che, forse, nella vita bisogna davvero capire: la cura è la guarigione. L’amore è la cosa più difficile da raccontare in letteratura; tra i centinaia di romanzi che ho letto, poche volte l’amore ha assunto caratteri reali, poche volte aveva davvero senso, se capite quello che dico. OPEN comincia (e prosegue) con una dichiarazione di odio, Andre Agassi odia il tennis, sinceramente, profondamente. E vista dalla sua prospettiva è anche difficile dargli torto. Ha odiato se stesso e gli uomini che lo hanno allevato un sacco di volte, ma alla fine quello che emerge dal libro è una visione d’amore.
Il dolore è l’altro lato della medaglia di questa vita. La lotta continua, la sopportazione e la comprensione di sé attraverso il superamento del dolore. “Stancati, Andre. E’ lì che conoscerai te stesso. A di là della stanchezza.” Sono le parole di quel grand’uomo che è Gil Reyes, il suo preparatore atletico, e vice padre. Mi ha ricordato Oscar Wilde, le sue parole nel De Profundis. Il dolore non è il male, è un’opportunità, è forse la più grande delle opportunità per diventare migliori, per raggiungere il traguardo che ci siamo imposti, ovunque esso sia. 

Quando ho girato l’ultima pagina, assaporando quel senso di soddisfazione e nostalgia che si prova finendo un libro appassionante, ho capito di cosa ho bisogno nella mia vita. Una piccola, ovvia, rivelazione. 
Un po’ tutte le rivelazioni sono piccole e ovvie, il problema è che non sai mai dove le troverai. E più sono strani e impensati quei luoghi e più la rivelazione ti sembra quella giusta.
Ho capito che posso fare tutto quello che voglio, nella mia vita, ma quello di cui sento il bisogno, a questo punto, è l’ispirazione. Non so ancora bene quando e dove la troverò, probabilmente in un luogo strano e impensato.

P.S.
A discolpa del mio snobismo posso orgogliosamente affermare che si tratta di uno snobismo flessibile e che rompere gli schemi è quanto di più divertente si possa fare!!

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