Questa mattina, tra il sonno e la veglia, proprio poco prima di
tornare cosciente in questo mondo (e dopo aver fatto un terribile incubo di
missili che distruggevano il palazzo accanto al mio e militari russi o ceceni o
qualcosa di simile che facevano irruzione spianando mitra), ho capito.
Ho
capito non perché Grillo mi disturbi (il perché l’ho ben chiaro da anni), ma perché
non mi fidi di lui e del suo movimento.Certo è opinabile il contesto dell’intuizione (anche io non ne sono
particolarmente felice, gradirei risvegli più sereni), ma adesso vi spiego cos’ho
capito, poi, come sempre, ognuno si farà i pensieri propri.
Tutti dicono che Grillo è populista, e secondo me hanno ragione. Dice
quello che le persone vogliono sentirsi dire, è facile fare presa su chi è incazzato
con gli argomenti che lo fanno incazzare, questo non significa che lui sia
risolutivo. Tra i motivi per cui non mi piace come comico c'è lo stile, quest'aria da guru furente che ha sempre ragione e deve insegnarci cos'è giusto e cos'è sbagliato. E lo stile se lo porta dietro
anche oggi nei comizi, alla fine non capisci bene dove finisce il comico e dove
inizia il …. boh, “politico”? Tra i motivi per cui non mi piace come politico, è che mi ricorda troppo Berlusconi (cambia molto lo stile, questo è
certo). Già che i suoi “collaboratori” si chiamino grillini mi inquieta, tutto
ruota attorno alla figura di un uomo solo, è l’IO che si impone, trionfa, che
non accetta contraddizioni, che non si confronta, che non dialoga, che attacca
per difendersi, che srotola lunghi, minacciosi, monologhi. Grillo (per quel che
ho visto finora) incarna uno dei peggiori difetti degli italiani: la capacità sistematica di distruggere, senza costruire.
L’Italia è la casa del NO (sindacati e verdi hanno fermato l’Italia di
cinquant’anni), ma allora, ditemi, cosa e come si fa? Perché a dire che i
politici e la classe dirigente del Mesozoico hanno rubato e rovinato questo
Paese sono bravi tutti, lo vediamo un giorno dopo l'altro e non occorre essere particolarmente attenti, dire che la politica è peggio della Mafia è merito di
pochi idioti, dire che uscire dall’Euro e dall’Europa è l’unica soluzione è da
irresponsabili, quindi mi chiedo: con cosa pensa di sanare e rinnovare questo
Paese?
Ah, già: l’intuizione di questa mattina. Niente di eccezionale,
sicuramente altri l’hanno colto prima di me, ma quello che proprio non mi piace
è l’uso che fa della rabbia.
La rabbia è un’energia e va saputa gestire, altrimenti ti scoppia in
faccia (un po’ come in nucleare). Grillo è un uomo rabbioso (è stata la sua
carta vincente a teatro e in Tv), Grillo fa leva sulla rabbia degli italiani
(giustificatissima), ma la rabbia deve servire a motivare il cambiamento, a
costruire, non a dar fuoco ai palazzi o ai libri (drammatici falò che non vanno
dimenticati); io, di natura, non sono una persona rabbiosa, non mi piace
neppure litigare, questo non significa che non mi incazzi, tutt’altro, ma
quando mi arrabbio cerco di usare quella rabbia come strumento, una bussola per
orientare la mia strada….lontano da quel che mi ferisce, più vicino a quel che
posso fare bene. Non dico che tutti debbano fare come me (cadrei nel tranello
dell’IO risolutore), ma questo mi chiarisce perché, a pelle, io di Grillo non
mi fidi.
La classe politica va messa in discussione, ne sono certa, i partiti
non si basano più molto sui loro ideali storici (anche per questo c’è chi si
affretta a collocare il M5S a destra o sinistra, come se fosse una questione di spazi e non di ideologie), ma c’è qualcosa che dovrebbe
essere imprescindibile: i valori. Sorrido con amarezza ricordando l’intervista
che Daria Bignardi fece al Trota e a quando gli chiese tre valori in cui credeva e
lui, idiota, non sapeva indicarli, non sapeva neppure cosa fossero i valori.
Mi è chiaro che lui sia un caso di stupidità estrema, ma resta il
fatto che i valori non si improvvisano, e non nascono da un giorno all’altro
nel prato della rabbia, i valori sono semi, non falciatrici.
Nessun commento:
Posta un commento