sabato 19 maggio 2012

L'odore della paura

Immagino che dopo la detonazione di una bomba l'aria affoghi in un sospeso silenzio.
Immagino l'eco del silenzio, terribile, violento, furibondo.
Una bomba che ha ucciso un'innocente e che avrebbe potuto (e certamente voluto) ucciderne altre cento, è esplosa questa mattina all'ingresso di una scuola. Ma una vittima o cento, non è la cifra che conta, la vita di una sedicenne non ha prezzo. Assistiamo ad un'altra strage dentro la scatola di un'Italia ancora una volta debole, smarrita, avvelenata. La violenza, per quanto aberrante, è un linguaggio, che il più delle volte decodifichiamo troppo tardi. Di certo colpire indiscriminatamente i ragazzi, una scuola, sono parole infami che non avevamo mai sentito prima e che io non capirò mai, ma sopratutto sono parole che stonano nella battaglia per le libertà e le opportunità che i giovani di tutto il mondo combattono nelle piazze, in rete, nei teatri, nelle scuole.

Adesso dobbiamo stare attenti, più che mai, alle parole. Accusare alla cieca non apre un varco alla verità, sfogare il dolore e lo sconcerto nella demagogia non farà che confondere e aizzare una popolazione già debilitata e incazzata. In poche ore ho sentito e letto tutto e il contrario di tutto e mai un dubbio a far scricchiolare le teorie. Quello che vedo è un metodo che ritorna, il terrore come messaggio; quello che spero è che l'Italia e gli italiani, coscienti della loro storia e delle dinamiche che hanno manovrato la storia fin qui, non si arrendano alla retorica, perché quello è l'unico linguaggio che si è opposto alla violenza e non ha mai saputo combatterla.

Una morte ingiusta, una città traumatizzata, non meritano altro qualunquismo, meritano compassione e indignazione e più di tutto meritano una parola: fine.
E noi,cittadini italiani offesi, meritiamo altre parole: nomi e cognomi di coloro che sperano di farci paura, ma che in fondo tremano davanti al potere che evidentemente gli sfugge di mano, perché ad attaccare è chi si sente minacciato.
Giovanni Falcone diceva che per stanare la mafia occorre seguire i soldi, forse, per stanare chi c'è dietro questo attentato, occorre seguire l'odore della paura.

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