domenica 15 aprile 2012

Gli spazi indefiniti

Per scrivere questo post ho pensato che avrei fatto bene ad ascoltare Chopin. Perché la musica di Chopin è sospensione, improvvisamente in grado di catapultarti in un abisso e riportarti ancora in superficie. Perché è fatta di magia, di lentezza, di sospiri, turbamenti e spazi indefiniti. Gli spazi indefiniti sono quei non-luoghi in cui impariamo ad essere noi stessi, in cui cerchiamo di costruire delle relazioni, in cui forse, sprovvisti di realtà, proiettiamo un futuro (di)sperato. Non ne faccio una questione di rimproveri o rimpianti, ne faccio quasi una questione geografica. Dove abitiamo? Personalmente ho abitato in molti luoghi diversi. New York è il mio spazio ideale, forse proprio perché ha fatto dell’indefinitezza un profilo preciso, una mentalità. L’essere non è questione di stasi, ma di evoluzione. E’una rotta, un viaggio. Alle mi spalle, nelle mie mani, c’è Roma, immutabile, armoniosamente imperfetta, incantata e insolente. La città passata, sospesa nel tempo, in attesa di una nuova era.
Ma quel che abito con più frequenza è la città incerta che non ha materia, solo memoria. I libri, costruiscono una città del genere. Di parole fragili e indistruttibili. La rete, costruisce un pianeta del genere, di rapporti fragili, ma raramente profondissimi. Che cittadini siamo di queste strade senza nomi? Cosa ci aspettiamo di trovare dietro un palazzo di parole sfumate? Cosa vogliamo dare e ricevere dai mercanti di sogni e profezie? Non lo so, ascolto Chopin e cerco la domanda giusta…perché le verità rotolano via, mentre le domande restano, come ganci su una parete di pietra scura.

Voglio solo sapere con cosa costruirò la mia casa. Che odori avrà? Chi lascerà una traccia indelebile nelle pareti, nella mia pelle? Che luce entrerà dalla finestra, poco prima del tramonto? Quale musica echeggerà nelle stanze vuote, nelle stanze vive? Quale silenzio, sospeso tra le note di Chopin, mi indicherà la rotta? Forse gli spazi indefiniti, dove veniamo messi ad aspettare, non sono città fantasma, sono stanze ancora da abitare, quadri e sogni ancora da immaginare.

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