domenica 22 aprile 2012

Esperienza vuole dire "riprovaci"

Questa l’ho già sentita. “Non ti possiamo pagare, ma almeno farai esperienza. Certo che siete proprio una generazione di svogliati! Facciamo così, il tuo compenso tu ce lo restituisci per fondare l’associazione insieme a noi, bello no?! Gli utili? Si vabbè, poi vediamo ….”. Ebbene sì, siamo al punto in cui ci chiedono di pagare per lavorare. Ormai non posso stupirmi più di nulla. Nemmeno dello stupore stesso. Questa è la prima generazione che riceve dai suoi padri un mondo peggiore da abitare e un futuro impossibile da immaginare. L’economia va a rotoli (sarà perché nessuno si degna di pagare??), la politica è una burla (ops! burlesque), le amicizie si trovano e si disfano in un clic, i peccatori diventano santi e l’etica ha fatto la fine dell’estetica…siamo diventati il Paese brutto. Non c’è amore per la cultura, non c’è rispetto per quel che una volta era ritenuto sacro (e quel qualcosa a qualcuno di noi è arrivato come un insegnamento tradito). E quindi? Chi mi indica la via d’uscita? Come: “imbarco immediato”? Mi sono ribellata. La situazione era piccola, la mia scelta privata, di certo non sono un’eroina. Però forse se tutti cominciassimo a ribellarci privatamente, nelle piccole situazioni, magari la smetterebbero di pagare le nostre ambizioni con la moneta svalutata dell’Esperienza. Vorrei proprio andare da un direttore di banca a chiedere un mutuo e dirgli: “Vabbè dai pure tu! Un po’ di entusiasmo!! Facciamo così, PROMETTO che ti pago, poi oh! se i soldi non arrivano non è certo colpa mia, al limite potremo dire di aver fatto una bella esperienza, non sei d’accordo??”. Vorrei proprio vedere la faccia che fa. Ma perché noi invece siamo così idioti da poter accettare condizioni simili? No, non siamo idioti. Siamo affamati e provati. Abbiamo così tanta voglia di lavorare e costruire che siamo pronti a tutto, anche accettare il limite dello sfruttamento. Il meccanismo è imbizzarrito. L’unico vantaggio che vedo in questo mercato folle è la speranza di essere creativi. Il problema è che non tutti lo sono. Io faccio (…farei...farò….mah!) un lavoro creativo, quindi non avere nulla da perdere, per me significa rischiare il tutto per tutto per mettere in piedi il mio lavoro creativo. Inventare soluzioni nuove, confrontarmi con altre persone, viaggiare, ecc. Per farlo mi accontento di vivere con poco, fare un lavoro quotidiano semplice e poco remunerato che almeno mi garantisca un’entrata minima, e concentrarmi sul mio progetto creativo. Senza permettere mai che qualcuno si approfitti dei miei sogni. Perché sono disposta a scendere a compromessi, ma non a svendermi. Dobbiamo ricordarcelo, noi valiamo tanto. Non siamo titoli di borsa, non siamo società per azioni, non siamo banconote, come diceva quel grand’uomo di Shakespeare siamo fatti della stessa materia di cui sono fatti i sogni, e solo i sogni hanno saputo rompere le barriere, conquistare spazi nuovi, rivoluzionare il mondo, renderci felici.

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