venerdì 20 gennaio 2012

Ridurre tutto all'essenziale

Ho le idee confuse su questo post.
Devo pettinare tutte le parole e le immagini che mi ruotano in testa alla rinfusa. Trovare un nesso tra il coraggio e la paura, tra il dolore e la speranza, tra bellezza e presunzione.

Si vocifera tanto di eroismo in questi giorni e forse non facciamo che confonderlo con il semplice dovere, con la consapevolezza del proprio ruolo. Allora forse è qui che si è inceppato qualcosa, perché ci siamo abituati a sovvertire regole e incarichi e a forza di sopportare l’improvvisazione civile siamo diventati tutti bravi ad essere santi e peccatori, a fasi alterne. Abbiamo smesso di nominare la realtà, di riconoscere persino l’ovvio, perché abbiamo facilmente smarrito la percezione di noi stessi. In questa confusione ciò che è bello diventa inverosimile ed il dolore un abisso.
Penso ad una nave che affonda nell’arroganza e nella stupidità, penso ad un Paese che ha bisogno di sognatori per reinventarsi, penso ad una donna che non sapeva come vivere, cercava di morire, ed oggi ho saputo che ci è riuscita.
Ci aspettiamo troppo da noi stessi o semplicemente non abbiamo più aspettative?
Forse abbiamo dimenticato la pazienza e in questo scenario l’attesa diventa un’agonia, il silenzio un vuoto, il sonno un pericoloso distacco.

Io, ad esempio, so che corro sempre, cerco, immagino, desidero, poi, in un giorno di attesa e solitudine, di dolore fisico e sopportabile noia, mi ritrovo solo a desiderare un cielo caldo. Spogliarmi un po’ e nella nudità dell’estate rimettere ordine alle mie aspettative, fare a meno del superfluo, buttare via ciò che non sono, che poi lo tengo accanto in caso di necessità…ma lo butterei via perché spero proprio che quel caso non si presenti mai.
Immagino il mio essenziale e vedo scorrere un film che inquadra solo dettagli, un raggio di sole, un prato selvatico, il rumore dell’acqua fresca, una risata, lì intorno da qualche parte, una musica, il fruscio di un tulle, dei passi sicuri su assi instabili, una parola scritta e poi stracciata…lo vedo come se tutto quello che mi aspetta fosse ambito e inevitabile, naturale e prezioso.
Chi sono io in quel film? Quale sarà il mio ruolo, il mio compito, il mio dovere? Credo di saperlo, non è necessario confidarvelo, spero solo di saperlo rispettare, per me stessa e per chi si è ritirato dalla partita, per negligenza o per paura.

Forse alla fine un nesso non c’è, tra bellezza e presunzione dico. Tra dolore e speranza, tra coraggio e paura, il nesso siamo noi, ci siamo noi lì in mezzo, degni di debolezze e sogni fantastici (o anche piccoli), meritevoli di un nuovo inizio o di una pace eterna.

1 commento:

fedetortelli ha detto...

L'essenziale? Il mio corpo , quello che genera e la mia anima, e mai dico mai, e lo ripeto mai, mancare di rispetto a tutto questo.