mercoledì 28 dicembre 2011

Il ricordo della bellezza

Ci vogliono occhi nuovi per fotografare città antiche.
Ci pensavo l’altra mattina, la mattina di Natale, mentre passeggiavo con la macchina fotografica in mano per le vie di Trastevere, dentro una Roma abbandonata dai suoi cittadini stancati e ancora sognanti.
Faceva freddo, ma un freddo piacevole, che non gela il sangue ma lo mette in movimento.
La luce era splendida, le strade isolate e un insolito silenzio accompagnava i miei passi.
Aspettavo di fare colazione con un’amica e continuavo a cercare Roma, la mia città.
E’ difficilissimo fotografare Roma, quando Roma è la città in cui sei cresciuto. Ogni inquadratura diventa banale, ovvia, una replica inutile di un panorama consumato. Che senso ha andare a caccia di prospettive di una città che ha già visto tutto e che è stata spiata dietro ogni angolo, negli spifferi, tra gli orli e le spianate della sua incontestabile bellezza?

E allora che senso ha fare un film muto nel 2011?
The Artist non è bello semplicemente perché è fatto bene, o perché gli attori sono bravi o la storia è emozionante. The Artist è bello perché rappresenta una sfida, perché si propone di essere per tutti noi una memoria. Il ricordo della bellezza.

La bellezza è una cosa semplice, la poesia non ha bisogno di tanti giri di parole, il principio è una linea retta che indica il futuro.
Vedere oggi al cinema un film muto, in bianco e nero, ci costringe a rallentare, ci porta fuori strada proprio mentre stiamo prendendo velocità e abbiamo smesso di guardare fuori dal finestrino.
Quel cinema è l’inizio del cinema, quel suono assente è il ritmo dei film di sempre.
Fare nel 2011 un film del genere, e andare a vederlo, ha senso perché costringe a ripensare l’ovvio e riconsiderarne la bellezza pura.. vedere Roma, metterci dentro un volto, un’ombra, un pensiero... e poi tornare a guadare con occhi nuovi l’ultimo speciale effetto.

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