New York è stata l'inizio di questo viaggio virtuale ed emotivo, naturale quindi che mi preoccupasse il temuto pericolo dell'uragano Irene.
Ero preoccupata per gli amici rimasti lì, per i newyorkesi tutti e per quei luoghi (certamente in parte già diversi) che temevo potessero essere attaccati e modificati dalla furia del vento.
Pensavo al vento che in qualsiasi inverno attraversa i canyon dei grattacieli e si amplifica e potenzia trascinandoti via e gelandoti mentre passeggi o fai shopping, cosa sarebbe potuto accadere con Irene? Per fortuna niente di grave, Irene ha risparmiato NY.
Poi su internet ho visto alcuni scatti della città silenziosa, ferma, in attesa che passasse la paura. Non ci potevo credere...c'era ancora chi faceva jogging.
Se facessero un dollaro ad uso esclusivo di New York riporterebbe: "In Jog we trust", perchè non c'è nulla che impedisca agli abitanti della mela di fare jogging, neppure un uragano.
I newyorkesi sono folli di una follia tutta loro. Valla a spiegare!
Deve essere quella follia che ti rende libero di fare qualsiasi cosa, che ti dice "fregatene se gli altri non vedono quello che vedi tu", una follia che sposta i limiti un po' più in là, dove il brivido diventa una direzione, la paura una speranza, l'insensatezza un principio guida.
Per questo i newyorkesi superano le paure facendo festa, sbeffeggiando il mondo in ansia, che si fa le domande sbagliate, unendosi (tra amici o estranei) sotto un destino comune, di chi NY la costruisce con le storie di avventurieri folli. Visionari e un po' incoscienti.
Da un paio di giorni questi pensieri corrono nella mia testa insieme ad un verso di Jovanotti che parla di "praticare l'allegria".
Solo adesso che metto in fila queste righe capisco il perchè.
Non intendo infatti dire che i newyorkesi siano necessariamente allegri perchè liberi di essere folli (tutt'altro, per lo più sono cinici e stressati), dico solo che l'allegria va esercitata, praticata,allenata e consumata come un'energia, una fatica che paga, una fede in cui credere.
Nonostante le amarezze, le incertezze, nonostante gli uragani.
"In Joy I trust".
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