giovedì 30 giugno 2011

Ironia per la sorte

Definisci l’ironia.
Ricordo che la professoressa di italiano del liceo ci disse che l’ironia è la capacità di osservare un evento dall’esterno. O qualcosa del genere.
È la mezzeria del nostro viaggiare la vita. È la distanza che ci orienta, a volte persino ci restituisce un senso delle cose, quando viverle dall’interno genera caos, rabbia, un’inspiegabile solitaria malinconia. Quel passo indietro, il ghigno furbo e consapevole dell’ironico, diventa una risposta, anche nel momento in cui la domanda è una eco confusa che non riesce a scandire le sue ragioni. Anche quando rispondere è vietato.

A furia di prendere in giro le mie osservazioni volutamente inopportune ho cominciato a definirmi cinica, in realtà è un sarcasmo che per allontanarsi ancora più da se stesso si definisce cinismo, ma il cinico è un disilluso, forse è arreso, persino rancoroso. Dietro la maschera del cinismo provo ad osservare il mondo con ironia, per vedere l’effetto che fa. E ho scoperto che mi piace un sacco la risata di chi coglie in quella nota ironica un’interpretazione accordata della realtà. Così come mi piace ridere delle interpretazioni altrui, capire gli altri dal modo in cui leggono le storie. Quella risata, quella battuta veloce, diventano un codice, un linguaggio protetto in cui custodire significati, sguardi, scoperte. Una piccola verità diventa intimità, diventa una ragione di passaggio, che leggera vola via sollevandoci.

Forse è proprio l’ironia quel senso di cui avevamo bisogno.
Quell’ironia con cui ci si arma di risposte indignate e si combatte una guerra civile di pensieri e parole.
Quell’ironia con cui ci si ama un po’ di più, anche se non si appare come tutti si aspettano di vederci.
Quell’ironia con cui si partecipa e si diventa cittadini incazzati.
Quell’ironia con cui si mette tutto sottosopra per fare ordine. Soprattutto tra le cose serie.

Adoro l’ironia dei romani, che quando meno te lo aspetti ti sorprendono con una stoccata fulminea e amo l’ironia degli inglesi, che rovesciano il mondo senza che tu nemmeno te ne accorga.
Amo l’ironia di chi sa affrontare il dolore attraverso una risata, perché a volte si sta così male che le lacrime non sono nulla di fronte alle risate. E poi, come dice una mia amica, almeno le risate hanno il pregio di renderci più belli.
Stimo chi pratica l’autoironia (quanti di voi hanno letto autoerotismo??) perché chi si mette in gioco sa anche divertirsi (sì certo, si diverte anche chi pratica l’autoerotismo!).

Quando si dice “per ironia della sorte ….” in genere si intende che quel che poteva andare male è andato male e non è rimasto altro da fare che riderci su.
Allora potremmo dire anche “ironia per la sorte” e così augurarci di saper sempre ridere di ciò che ci capita, che a volte le cose migliori accadono proprio nelle giornate più storte.

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