sabato 19 febbraio 2011

Lo stormo

Chissà perchè scelgono sempre lo stesso punto. Due volte l'anno vanno e vengono e quando vengono ti accorgi che qualcosa sta cambiando, ma tutto è sempre uguale, perchè nonostante tutto loro tornano sempre.
Sono gli uccelli chiamati a disegnare una coreografia perfetta e ipnotica sopra il laghetto dell'EUR, fin sopra il palazzetto dello sport, magari nella distanza ti convinci che invece si trovino proprio all'altezza dell'obelisco. Bè insomma è un quadrato di città che per qualche settimana (non so mai quando arrivano e quando ripartono) ci tiene tutti con il naso all'insù. Abituati lo siamo da anni, io credo di averceli sempre visti a Ottobre e a Marzo (periodi orientativi), però non possiamo resistere alla tentazione di vederli volare, così perfetti, così armoniosi, coordinati, sicuri (nella nostra aliena incertezza) di dove andare, o forse solo di come sorprenderci. Che poi non è tutto bellissimo, si sa che gli stormi lasciano sgraditi ricordini in terra e l'aria si consuma in un odore acre di invasione e inadeguatezza. Però quando sei in macchina e li vedi da lontano, sembrano una nuvola di fumo che danza senza fretta, senza bruciare. Una nuvola che si frammenta e si ricompone a piacimento, secondo una logica precisa, dentro un linguaggio sonoro sconosciuto. Sono estranei, sono pellegrini di passaggio, sono puntuali illusionisti del cielo che ad ogni stagione ci ricordano che altri giorni sono passati, eppure loro sono fedeli alla nostra ammirazione.
Mi chiedo dove sono stati mentre io mi dimenticavo di loro.
Adesso sono lassù, forse un po' in anticipo, portando con sé il desiderio di nuovi giorni armoniosi, leggeri, imperfetti, sorprendenti seppure in qualche modo previsti.
Lo stormo non ci appartiene, eppure io sento di appartenere un po' a quella geometria immaginaria.

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