Blog matrioska....una settimana libera che ho chiuso dentro i cassetti stipati di ricordi.
Sono andata in giro per musei, ho attraversato strade nuove, incontrato nuovi amici ... adesso apro questa settimana, un giorno incastrato dentro l'altro, e faccio ruotare le ore che mi hanno appassionato.
Museo di storia naturale. Non è il mio museo preferito, in classifica non lo metterei ai primi posti, ma è un gioco divertente. Ritorni bambino, ti appassioni alla storia del pianeta e spalanchi la bocca davanti ai giganteschi scheletri dei dinosauri. Io ho pensato a mio nipote di quattro anni che sa a memoria tutti i nomi latini dei dinosauri e sarebbe impazzito a vederli. Scattavo foto da mandargli passeggiando nella storia di questo piccolo mondo antico.
Mi ha ricordato moltissimo il museo di Antropologia di Città del Messico (che incredibilmente credo sia anche più grande). Cammini senza fine, senza meta, attraverso il tempo, i popoli, gli animali riprodotti nel loro habitat...finchè per qualche motivo ad un certo punto vedi un cartello che indica l'uscita e con i piedi a pezzi segui il consiglio.
L'amore per l'arte...e i dubbi che ogni tanto ti fa venire.
Martedì sono tornata in ufficio per salutare tutti e partecipare ad un buonissimo pranzo di goodbye in mio onore. E per farmi particolarmente felice hanno pensato bene di prendere insaccati italiani DOC e pane fresco per godere di veri panini italian style (buffo notare certi americani che imbottivano i panini di diversi insaccati...uno strato di prosciutto, uno strato di bresaola, uno strato di tacchino, uno strano di mozzarella, uno strato di emmental....uff! una guerra persa).
Dopo pranzo sono finalmente andata a visitare la Morgan Library, su Madison e 33esima.
Senza particolare aspettativa mentre sfogliavo il programma degli eventi ho scoperto che il pomeriggio stesso ci sarebbe stato un incontro con Michael Cunningham (scrittore che adoro, autore tra gli altri di Le Ore, Una casa alla fine del mondo, Carne e Sangue). Non potevo impedirmi di prendere un biglietto per assistere all'evento e vedere di persona uno scrittore speciale. Dal momento che l'evento ci sarebbe stato la sara ho colto l'occasione per andare di nuovo al MoMa. C'erano delle mostre nuove che volevo vedere.
Bellissima la rassegna dedicata a Cartier Bresson, con tantissime foto anche inedite....forse addirittura troppe.
Si teneva anche la performance live di Marina Abramovic di cui tanto si parlava in città. Onestamente è un tipo di performance artistica che non comprendo e non mi emoziona. Capisco che ci sia sotto un meccanismo di disturbo volto a muovere le sensibilità e le coscienze del pubblico, ma poiché l’arte è un’esperienza del tutto personale e privata, mi trovo a dover dire che non mi sono sentita coinvolta da quest’artista.
Sono tornata alla Morgan Library, restaurata da Renzo Piano (e infatti sembra di stare in un'estensione dell'Auditorium di Roma). C'è una sala intatta però, antica, che sa di libri pesantissimi che a vedere tutti in fila ti tolgono il fiato. Li sono esposte alcune lettere private di J.D. Salinger e la Magna Carta, per la prima volta allontanata dagli UK.
L'evento è stato bello, mi è piaciuto ascoltare la voce che avevo sempre seguito in silenzio.
Alla fine noto una figura familiare andare incontro ai relatori.....era Oliver Stone! Uno tra i tanti del pubblico, uno qualunque in questa città alla fin fine semplice, dove semplicemente puoi incrociare i tuoi miti.
Abitudini che scaldano. Giovedì è stata un'altra giornata di Union Square, di Barnes & Nobles, di ricerche, interviste e cena a casa di Ollie e Carmine. In quella midtown di grattacieli, skyline dentro lo skyline, che affascina per essere mattone e specchio di un paesaggio amato e indimenticabile.
Venerdì lo lasciamo cadere serenamente nell'oblio, visto che le serate che iniziano storte bisognerebbe imparare a lasciarle andare e non cercare di trattenerle a tutti i costi senza speranze di fare meglio.
Notte mutante.
Ieri sera abbiamo festeggiato il compleanno di Ollie. Il tempo non è stato particolarmente utile alla nostra causa, il vento ha ripreso a darci fastidio e il freddo non si dà per vinto.
Ma noi, seppur rassegnati a non godere della vista del roof, ci siamo divertiti nell'atmosfera e con la compagnia del Berry Park, pub carino di Williamsburg (Bklyn).
Stanchi però di stare sempre nello stesso posto è cominciata la fase "dove si va adesso". C'è una festa.... sì ma è troppo lontano....andiamo invece in un locale a .... si ma mi dicono invece che possiamo andare in quell'altra festa che è a solo due fermate della L ...sicuro che invece non sia meglio andare... e così via, finchè non siamo capitati in una festa dentro l'abitacolo di un adolescente degli anni 70. Solamente la vista di alcune barbe troppo cresciute ci ha convinto che quegli sconosciuti proprio adolescenti non fossero. Indecisi se piangere o ridere abbiamo optato per un cambio di rotta. Altro giro di metro ed eccoci in un altro pub a Lorimer, questa volta la musica ci è piaciuta, la gente pure e abbiamo ballato un po'...finchè la fame non si è fatta insistente. Ecco l'ultima, inevitabile, tappa. Il diner.
In Italia si ha a volte l'abitudine di concludere una nottata rumorosa con un cornetto (personalmente opto sempre per quello alla nutella). Altrove le abitudini si adattano alle culture locali, e noi ci sappiamo adattare. Ore 4.00 am ordiniamo alla cameriera: 2 hamburger deluxe con patatine, 1 sandwich con bacon, 2 pan cakes (vabbè io avevo ordinato french toast, non mi hanno considerato e da brava avventurirera mi sono adeguata al pan cakes!) e 1 french toast.
That's America.
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