La primavera, già lo so, è bugiarda e illusionista. Arriva, ti fa credere che finalmente sia arrivato il momento di cambiare guardaroba e itinerari, e poi all'improvviso si gira impertinente e ti lascia scoperto e infreddolito.
Questa settimana è stato bello illudersi. Siamo riusciti a non indossare la giacca, a inforcare gli occhiali da sole (quasi tutti portiamo i ray ban modello old fashion) e ci sentiamo più leggeri e spensierati.
Ma c'è anche un altro sole che è comparso nella mia vita questa settimana e questo non se ne andrà.
Uno dei motivi che mi ha spinto a farmi il tatuaggio (papy stai bene? Non ti agitare) è stabilire un patto di pace con me stessa.
La mia ossessione per l'indipendenza mi ha sempre portato a respingere ogni forma di dipendenza o irreversibilità (nessuna fascinazione per droghe, fumo, alcol o elementi esterni - nocivi - che creassero dipendenza).
Per lungo tempo ho anche negato la scrittura.
Citando Truman Capote nella prefazione di Musica per Camaleonti:
"Poi un giorno mi misi a scrivere, ignorando di essermi legato per la vita a un nobile ma spietato padrone. Quando Dio ti concede un dono, ti consegna anche una frusta; e questa frusta è predisposta unicamente per l'autoflagellazione".
Ecco quella cosa lì, quel padrone, io non lo volevo.
Ho negato l'amore, la casa, qualche volta persino i sogni.
Poi è arrivata New York, il mio sogno. E dentro quel sogno, come una matrioska, c'era la scrittura, c'era la libertà, c'era la fatica, c'erano i sogni, c'era il mio corpo.
Costruire sulla mia pelle una traccia inevitabile di chi sono è la scoperta che la libertà passa anche per dei segni, dei legami.
Perdere qualcosa di sé per ricevere in cambio una forma di vitalità.
Perdo un pezzo di me per perdonarmi.
Una delle sfide più grandi nella mia vita è far corrispondere il mio io interiore con quello esteriore, quello che il mondo percepisce e vede.
Per questo non mi è mai piaciuto farmi fotografare, e allo stesso tempo con ansia aspettavo di vedere le foto in cui sapevo di esserci, sperando di riconoscermi.
Non accade quasi mai.
Il sole che ho fatto scrivere sulla mia nuca è il mio modo di riappropriami dei miei sogni, della mia vulnerabilità.
Mamy e papy non arrabbiatevi, non venitemi a dire che ho sbagliato, che mi sono rovinata, eccetera eccetera....è solo un disegno, una forma di amare me stessa.
Ci ho messo un po' di giorni per condividerlo con chi è in Italia. Perchè è stato più traumatico del previsto tatuarsi.
Solo oggi, dopo quasi una settimana, comincio a sentirmi in confidenza con questa traccia incorruttibile.
Mi svegliavo la mattina pensando che era ancora lì, che forse avevo sbagliato.
Adesso lo guardo e vedo me stessa.
Cammino e sento l'energia che quel sole mi dà.
Perchè sono la stessa ragazza di prima. Timida, imbranata, dolce, indipendente, paurosa e incosciente, ma anche certa di potercela fare.
Posso indossare questo sole e realizzare i miei sogni.
Posso essere me stessa, con e nonostante un tatuaggio.
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