Mio caro Febbraio, è inutile che ti arrovelli tanto.
Nonostante le basse temperature, nonostante la neve, c'è qualcosa che non puoi controllare...il sole è più grande di te e le giornate si stanno allungando.
Mi sveglio e c'è la luce, ci metto ore a decidere di uscire e quando lo faccio c'è ancora la luce. Questo, mio caro Febbraio, vuol dire solo una cosa...che ho più tempo per girare per la città! (si certo....vuol dire anche che la primavera sta inesorabilmente arrivando).
Avevo appuntamento a Lexington Avenue sulla 76esima alle 20 per ascoltare un concerto di musica classica.
Così ho deciso di approfittarne per girare un po' nell'Upper East Side, che conosco poco. Dovete sapere che il sistema metropolitano di Manhattan è sicuramente molto figo e utile, ma attraversa la città in lungo...non in largo. Tranne che in alcuni punti.
Perciò se dovete andare da ovest a est (e viceversa) dovete raggiungere i luoghi di scambio e fare il cross town. Oppure attraversare a piedi.
Io ho scelto di attraversare a piedi, tagliando per Central Park.
C'era più neve di quanta immaginassi. Coppiette in vena di romanticismo (sarà per colpa di San Valentino?), bambini con gli slittini, anatre congelate e corridori che finalmente si sono decisi ad indossare una tuta con i pantaloni lunghi (anche se un paio in pantalonicini che non demordono li ho visti)!
Ed io, che avevo dimenticato il cappello e mi aggiravo come uno yeti, mi sono fermata a fare foto (anche alle coppiette che mi hanno preso di mira!).
L'Upper East Side non è il mio quartiere preferito. Non erano neppure le 18 e quasi tutti i negozi erano già chiusi (questo contraddice il mito della New York sempre aperta), la gente non ti guarda in faccia, l'aria è fredda, e non per colpa del clima.
Ho preso un thè da Alice in the Cup per riscaldarmi e poi ho raggiunto Marina per il concerto.
Rossini e Respighi eseguiti dalla Chamber Orchestra of New York in una chiesa cattolica dell'Upper East Side. Una chiesa evidentemente da ricchi.
La moquette sulla navata centrale attutiva il rumore dei passi (una delle cose che preferisco nelle chiese), gli spartiti dei canti (perchè erano spartiti non solo testi) erano elegantemente rilegati in libri con pagine di seta e tutti i marmi e gli affreschi erano minuziosamente perfetti. Ma per chi come me è cresciuto in un paese di chiese, questa era troppo patinata, colorata, lucida e distante dallo spirito.
Il concerto però è stato bellissimo ed era bello vedere come la musica si diffondeva in tutto quello spazio, "libero dal peccato", dove semplicemente potevi sedere e lasciarti andare ai pensieri e all'ascolto.
Accadere senza fare fatica.
A Times Square (uno dei punti di cross town) mi sono chiesta cosa ci azzeccasse accanto al vagone della metro uno scozzese in kilt che suonava la cornamusa.
La risposta è stata sempre la stessa, New York non fa domande, c'è posto per tutti.
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