Ho il sospetto di aver già scritto il pensiero che ho in mente, se così fosse mi scuso con i lettori attenti. Farò del mio meglio per esprimerlo in modo originale.
Oggi è stato il President's Day una giornata di festa nazionale dedicata...al presidente!
Ora, sarebbe facile dire qualcosa del tipo: "non fatelo sapere a Berlusconi! Ci manca solo che gli venga in mente di istituire una giornata di festa nazionale dedicata a lui!", perciò non lo dirò.
Ops! Temo di averlo fatto....bè, pazienza.
Questa ricorrenza si trasforma per gli americani in un beato giorno in più di vacanza. Ed io mi sono sentita beatamente cittadina USA. Sveglia tardi, pranzo a casa e l'occasione di fare due incontri piacevoli e "fuori programma".
Trovarmi qui e fare tutte le esperienze che sto facendo giorno dopo giorno, mi porta alla fatidica domanda: posso davvero fare ciò che sono?
Ovvero, scrivo ergo sono una scrittrice (come deduce brillantemente un americano) oppure, scrivo ergo cosa fai nella vita? (come interpreta malamente un italiano).
Dopo quasi quattro mesi (e circa 23 anni) di scrittura continua e varia comincio a sentirmi meno in imbarazzo a rispondere, a chi mi chiede cosa faccio, I'm a writer or I'm a journalist. E la cosa buffa è che dirlo in inglese aiuta. Perchè gli inglesi sono semplici. Gli inglesi intendono quello che dicono.
Sono ciò che fanno e fanno ciò che sono.
Se dicessi "sono una scrittrice" si aprirebbe davanti a me il mondo immaginario di una gigantesca biblioteca inaccessibile, pagine e pagine di libri che non potrò mai leggere in una vita intera, dotti intellettuali presuntuosi che mi guardano da sopra gli occhiali, rispettabili professionisti perplessi ed io che abbozzo una specie di giustificazione per questa strana malattia che mi è toccato in sorte. I'm a writer.
Qui ho un biglietto da visita che dice giornalista e la compagnia di tanti scrittori, fotografi, attori, pittori, registi che non vanno in giro con un'iniezione di morfina nella borsa per una manovra di emergenza da operare sugli interlocutori sotto shock.
Ecco il modo originale per dirlo.
Qualche giorno fa ho comprato i tortellini da fare in brodo. Il freddo va affrontato con misure drastiche. Oggi decido di cucinarli. Premetto che ho scelto una marca italiana. Nel dubbio mi affido alla tradizione di casa. Metto in bocca il primo tortellino...e scopro che sa di raviolo cinese!
Non fare il tortellino se sei un raviolo cinese!!!
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