martedì 19 gennaio 2010

A dream

Questo post lo avrei dovuto scrivere ieri, ma ieri ero troppo stanca per farlo e la pagina è rimasta un'ombra di pixel bianchi.

Ieri era il Martin Luther King Day, festa nazionale dal 1983 negli Stati Uniti per volontà di Reagan.
Poi, che l'azienda per cui lavoro fosse una delle poche a restare operativa e a non fare festa, è un altro discorso. Il resto del paese invece si è fermato, perchè forse, sulla lunga strada dell'emancipazione, del progresso, del raggiungimento degli obiettivi, forse su quella strada ogni tanto bisogna fermarsi e voltarsi.
Quello che vediamo alle nostre spalle è la traiettoria.

Martin Luther King aveva un sogno e la sua voce, la sua vita e la sua morte sono il principio ispiratore dei nostri ideali di giustizia.
Sono passati quarant'anni (anzi quasi 50, ma dirlo fa senso perciò continuiamo a credere che siano 40), il mondo era su un altro pianeta.
C'era la segregazione razziale, i neri non potevano sedere, dormire, mangiare accanto ai bianchi. C'era la guerra in Vietnam. C'era Kennedy, il primo presidente cattolico alla Casa Bianca. C'era il rock and roll. C'era la prima generazione di giovani, quelli che avevano scoperto il divertimento, il sesso (più che scoperto forse sperimentato) e le droghe. Ma più di ogni altra cosa c'era l'idea che un futuro diverso fosse possibile. C'erano la rabbia, l'indignazione e la speranza che fertilizzavano il bisogno di essere diversi ed accettare le diversità.
Poi hanno sparato a Kennedy e a Luther King. Il Vietnam ha spezzato una generazione (forse anche di più) e per anni sono calati sui giovani in crescita silenzio e indifferenza, i più micidiali anestetici sociali.

Troppe delusioni negli ultimi 40(??)anni ci hanno suggerito che i sogni non si avverano. Che le guerre non si vincono, al limite si perdono un po' prima. Che l'effetto delle droghe passa in fretta e poi resta solo un buco vuoto.
Però tante battaglie combattute allora ci hanno concesso una vita migliore oggi.
Vale per le donne, vale per i gay, vale per i neri d'America. Almeno un po'.

Oggi gli Stati Uniti sono governati da un presidente afro-americano, un uomo che ha restituito ispirazione a chi non sapeva più che fine avesse fatto quella traiettoria che ci doveva guidare. Obama ha fatto un passo davanti a noi, ci ha detto di fermarci, guardare quel sogno che era la nostra speranza, e da lì ha tirato una corda a cui aggrapparci per raggiungere quegli obiettivi che ci stanno aspetttando, stanchi ma vivi.

Non possiamo sapere oggi, 20.01.2010, se quel sogno ha ancora parole buone per noi.
Se sapremo avverarlo. Se sapremo credere ancora in qualcosa con la fiducia e l'innocenza dell'inesperienza. Se sapremo imparare dagli errori.
Quello che so è che ogni giorno è un giorno nuovo, e da ogni mattino possiamo costruire un giorno migliore.

"(...)In questo nostro procedere verso la giusta meta non dobbiamo macchiarci di azioni ingiuste. Cerchiamo di non soddisfare la nostra sete di libertà bevendo alla coppa dell’odio e del risentimento. Dovremo per sempre condurre la nostra lotta al piano alto della dignità e della disciplina. Non dovremo permettere che la nostra protesta creativa degeneri in violenza fisica. Dovremo continuamente elevarci alle maestose vette di chi risponde alla forza fisica con la forza dell’anima.
(...)Anche se dovrete affrontare le asperità di oggi e di domani, io ho sempre davanti a me un sogno. E’ un sogno profondamente radicato nel sogno americano, che un giorno questa nazione si leverà in piedi e vivrà fino in fondo il senso delle sue convinzioni: noi riteniamo ovvia questa verità, che tutti gli uomini sono creati uguali.
(...) "
(Dal discorso Pronunciato da Martin Luther King Washington, 28 Agosto 1963).

3 commenti:

Anonimo ha detto...

....bellissimo Ale...... cipina

Anonimo ha detto...

concordo...è bello e sa di coccole per i nostri sogni stanchi...grazie cucciola

Iaia

Anonimo ha detto...

...bellissimo...
ioio