Le giornate di lavoro stanno diventando intense e a tratti faticose.
Alle 18, uscita da Park Ave sono andata nella redazione di i-Italy per imparare ad impaginare i miei articoli. Abbiamo anche visto il video dell'intervista di Volo...carinissima.
Per cena io e Marina abbiamo deciso di andare da Whole Foods.
Quel micromondo che contiene pezzetti saporiti di tutto il mondo.
Nel caso non ne avessi parlato già prima (sicuramente il giorno in cui l'ho scoperto e me ne sono innamorata), Whole Foods è una catena di supermercati organic, healthy...expensive!
Ci si può trovare di tutto e come se non bastasse si può scegliere del cibo preparato (cucina indiana, vegana, sushi, italiano, minestre, ....) e consumarlo nella zona ristorante, dove trovare anche i lavandini per lavarsi le mani.
Dopo un po' qui sembra scontato, ma in Italia una cosa del genere non c'è.
Già una volta ho cenato in quello di Columbus Circle (ce ne sono diversi in tutta la città). Stasera siamo andate invece per comodità a Union Square.
Non solo la vista sulla piazza e sull'Empire State è suggestiva e bellissima, ma la cosa piacevole di cenare da Whole Foods a Union Square è che sembra di stare in un ostello. E' caotico, ma è il caos allegro del mondo.
E' pieno di giovani che cercano una cena buona senza troppe pretese.
Il vociare diventa un'unica voce che sovrasta tutti, ma che a me insolitamente non dà alcun fastidio. Ci sono persone sole che si isolano nei loro pensieri, amici di passaggio, che forse attraversano di corsa le loro vite e chissà quando si rivedranno. Viaggiatori, newyorchesi, studenti, workaholic, sognatori, disillusi, hippies e fashion victimis...una giostra che gira, una cena confusa, una saluto per la buona notte e quattro passi fino alla metropolitana.
Avevo bisogno di camminare e sono scesa attraverso la Fifth Ave fino a West 4 per prendere la mia metro. Il freddo sta annunciando il suo ritorno.
Mentre attraversavo a passo svelto, ma innamorato, Washington Square ho notato una cosa nuova: il silenzio. La città intorno a me era silenziosa.
Erano da poco passate le 22 e mi sono concentrata sui pochi suoni che popolavano il parco.
Una coppia che passeggia e parla a bassa voce. I passi svelti di qualche cane abituato al suo quarto d'ora di libertà incatenata. Il rumore delle scarpe da ginnastica del padrone del cane. Uno scoiattolo che corre sul prato invernale.
I taxi che non strepitano, passano senza fare rumore. Il loro è il flusso costante della città. E mi domando: sono io ad aver chiuso New York in una perfetta bolla di silenzio o è lei che ha trovato e condiviso un quarto d'ora di libertà incatenata?
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