Oggi ho fatto una scelta in funzione del blog. Una deviazione per andare in cerca di una piccola storia nuova da raccontare.
Camminavo e pensavo al passato. Non nel senso che pensassi "ai vecchi tempi", ma pensavo proprio in indicativo imperfetto.
Prendevo appunti mentali, scrivevo senza mani, raccontavo a me stessa quello che avrei poi raccontato a voi. Non so se sia la sindrome dello scrittore o una malattia di chi si proietta del futuro ignorando il presente. Ma considerando il fatto che il mio futuro non lo riesco neppure ad immaginare, sommerso com'è dai dubbi, è più probabile che si trattasse di una deformazione "professionale".
Dunque, proviamo a parlare per ipotesi. Se fossi una bohemien senza soldi (sempre in via ipotetica), se non mi potessi permettere di mangiare fuori e anche un caffe' fosse una scelta da ponderare, se lo shopping fosse escluso e l'intrattenimento un gioco da inventare con la fantasia, cosa farei?
Probabilmente eviterei di andare in giro per non cadere in piccoli, pericolosi tranelli capitalistici. Ufficio-casa-ufficio. Oppure sceglierei all'improvviso di scendere dalla metropolitana sulla 47esima strada, al Rockfeller Center, e deciderei di passeggiare nelle strade più lussuose della città. Attraverserei la Fifth Avenue ed entrerei senza preavviso da Tiffany.
Ecco una storia da raccontare.
Inaspettatamente i negozi chiudono prestissimo, sono appena le 6.30 e già non fanno entrare più. Solo Tiffany ci mette un'altra mezz'ora prima di invitarti a lasciare i 6 piani di luce che ti ospitano.
Hanno tolto le decorazioni di Natale (un po' mi dispiace), ma già pensano a San Valentino. I turisti sono tornati alle loro vite lontane. Stanno ricominciando a risparmiare. Non fa freddo oggi, ci sono 2° e non porto neppure i guanti.
E' la giornata giusta per tornare a guardare New York. Dal basso verso l'alto e lasciarsi sorprendere.
Mi aggiro per il piano terra di Tiffany ascoltando nell'ipod(che è resuscitato) That's my desire di James Brown. Con mio disappunto ci sono pochi volti da scrutare. Poche espressioni di stupore e gioia (femminili) e terrore alternato al panico (maschili). Mentre cammino mi ricordo di quando con Ilaria eravamo a Kuala Lumpur. Un pomeriggio siamo entrate da Tiffany in un centro commerciale di lusso e ci hanno lasciato la wishing list. Non so se poi fosse una specie di insulto (tornate quando avrete un uomo a cui avanzare delle richieste) o un modo moderno per raccontare a delle quasi trentenni la favola di Cenerentola.
Per ora pulisco ancora le scale e la fatina s'è persa l'indirizzo. Nel caso glielo ripeto: 400w 153 street, NYC. Thanks.
Dicevamo...faccio un giro e sorrido pensando che come Holly Golithly, anche io potrei solo permettermi un'incisione su...cos'era? un fermacarte trovato nelle patatine?
Mi metto a chiacchierare con un signore che lavora lì, Ron. Gli chiedo com'è lavorare da Tiffany, con le donne che entrano in lacrime e gli uomini che ci escono. Ci mettiamo a ridere e mi chiede perchè le italiane subiscono così tanto il fascino di Tiffany.
Mica lo so. Sicuramente i gioielli sono splendidi, il mito è solido, Audrey ce la ricordiamo tutte. Ma questa fissa in fondo non la capisco. Deve esere il potere del mito.
Ho preso l'ascensore e sono salta al piano degli anelli di fidanzamento. Non sono particolarmente incline a queste cose, non gli ho mai dato troppa importanza.
Ma per un attimo mi chiedo come mi starebbe un anello da 10.000 dollari al dito. E come mi deve stare? Ci mancherebbe pure che mi stesse male!!
Non ci saranno gli addobbi natalizi, ma lo scintillio non manca di sicuro.
Qualche coppia c'è. Eccone una in cui, mentre lui firma un assegno con l'aria da funerale, lei si allaccia il cappotto distrattamente guardando per terra, come se non sapesse che quel pensierino andasse pagato.
"Ah, scusa...non avevo capito! Quanto? Eh che vuoi che sia....un anno di stipendi medi in Italia" (il mio di sicuro!).
Poi salgo ancora al terzo piano, argenti e gioielli "meno classici".
Rimorchiare da Tiffany è cosa rara, perchè una donna può anche stare che ci vada a curiosare, ma un uomo se non è costretto non ci va. Lui è stato costretto dalla madre. Ha circa la mia età. Bohemien pure lui. Spagnolo. Mi piace subito. Così sincornizzo la mia uscita. Attacca bottone mentre aspettiamo l'ascensore. Sento subito il suo accento e cominciamo a parlare in spagnolo. E' in viaggio, si è incontrato qui con la madre che veniva da Barcellona. Poi lui continuerà per il Messico. Abbiamo parlato ancora un po' per strada e poi ci siamo salutati.
Ma che hanno di rotto gli uomini? Va bene che restava fino a domenica, ma una passeggiata, una visita ad un museo, un caffè potevamo pure programmarlo.
Che senso ha?
Il senso che gli ho dato io è che comunque mi ha fatto piacere. Che ho incrociato un ragazzo carino scendendo la metro mentre tornavo a casa perchè anche se non ho un soldo i sogni sono gratis.
Sono tornata alla stazione di Columbus Circle camminando lungo Central Park.
Non avevo freddo, stavo bene e avevo ripiegato in un cassetto segreto la mia wishing list di Tiffany.
3 commenti:
...ma tu ti ricordi cosa fa Audrey da Tiffany???... tutto è possibile a NYC!!!
baci
ioio
fino a qualche anno fa non ci badavo mica ai diamanti! ora sono d'accordo con marylin e dico che diamonds are a girl's best friends! oddio non sceglierei un fidanzato con questo criterio... ma... diciamo che sarebbe una credenziale in più:D
La wishing list!!!!!!!che ti sei ricordata!!!!!!! un invito commerciale per tutte le donne a trovare un marito ricco!!!!!
come se da sole non ce la potessimo fare...avremmo dovuto dire alla commessa che stavamo partendo per la foresta pluviale!!!!! :)
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