Pensavamo che le ricette tradizionali americane fossero terribili.
Pensavamo che gi americani fossero stupidi e superficiali.
Pensavamo che le feste del Thanksgiving scatenassero spietate guerre familiari e servissero a rivelare scandali e rancori...
Pensavamo male.
Sono partita da NYC all'alba e ad Harrisburg mi sono venuti a prendere L. con i suoi amici (il regista e la moglie fotografa).
Il pranzo è iniziato alle 15 e ammetto che mi è piaciuto molto. Sì, anche il tacchino con la salsa di mirtillo!
Non ci sono state faide e tutto si è svolto nel più cordiale e allegro dei modi. C'erano zii, nonni, cugini, figli e rispettive fidanzate...e ovviamente l'ospite straniero, che ha suscitato curiosità e interesse.
La sala da pranzo non era molto grande, quindi ci siamo divisi in due tavoli. Quello dei "kids" (bambini atipici, visto che eravamo quasi tutti trentenni) e quello degli adulti.
Il pomeriggio poi si è proteso nei classici e universali rimpianti per aver mangiato troppo, e ovviamente il più delle volte si declamavano a bocca piena!
Ogni tanto si avvicinava qualcuno a me per chiedermi di dove fossi o cosa facessi a New York.
Anche loro sono andati oltre gli stereotipi. Non mi hanno chiesto faccende di cucina o di mafia, ma sì hanno voluto capire meglio cosa stesse succedendo in Italia....vaglielo a spiegare!!
Volevano conoscere il mio punto di vista sull'America e l'Europa.
Con gli amici di L. siamo rimasti ore a chiacchierare, cosa che adoro perchè mi aiuta a capire meglio questo mondo e a smantellare ogni facile e inappropriato stereotipo sugli americani.
Detesto viaggiare con i preconcetti che ci vengono trasmessi o che sviluppiamo da lontano.
La realtà è sempre sorprendente e prende direzioni affascinanti. Inoltre devo aggiungere che viaggiare da sola è un vantaggio nella scoperta e nella comprensione degli altri.
Certo questa è solo una piccola porzione. Non si può generalizzare né in un senso, né nell'altro.
Ma sono le mie prime impressioni e da qui la vista si fa interessante.
Abbiamo parlato di politica, di religione, dei problemi dell'Africa, di viaggi, di cinema e quant'altro.
Mi sono sentita a mio agio, accolta e stimolata. La sfida maggiore a questo punto è esprimere al meglio le mie idee e le mie emozioni. Perchè voglio poter condividere anche il mio mondo e trovare un punto di contatto. Con l'inglese sono ben oltre il "the cat is on the table", e lo scalino ora è parlare di argomenti più articolati e complessi.
In quanto narratrice pretendo da me stessa l'utilizzo delle parole giuste, l'articolazione dei pensieri e l'ideale sarebbe, ogni tanto, riuscire a farlo con ironia! Sì, sono molte sfide tutte in una volta.
L.mi ha mostrato su internet le sue fotografie e quelle di A. (l'altra fotografa).
Mi sono sentita minuscola davanti al loro grande talento e alle esperienze che hanno vissuto.
E' bellissimo vedere il loro mondo attraverso una lente e uno zoom, quando l'occhio cerca guidato dal pensiero.
Infine oggi siamo state a Philadelphia...ma questa è un'altra storia.
Nessun commento:
Posta un commento