sabato 5 settembre 2009

Tratto da "Trilogia d'amore e Follia"

Brano di E POI TORNA IL MATTINO

C’era un punto, qualche decina di metri prima della riva, in cui il mare sembrava fare una sottile piega su se stesso, come un’impercettibile reverenza o un sorriso a noi, animali della terra.
Una carezza d’addio a quelle onde che stavano per infrangersi sulla riva. Addio. Fine del viaggio. Chissà da dove venivano quelle onde. Addio.
Doveva essere colpa di uno scoglio nascosto. Un muro di roccia invisibile che spezzava l’acqua. Ogni frammento di mare che passava di lì lasciava il proprio saluto. Il proprio sorriso. Addio.
Il dolore di Amy è come quella roccia invisibile, che sorprende le onde un attimo prima che si sciolgano ai nostri piedi. La spezza all’improvviso, quando sembra navigare incurante dei pericoli. Rompe la rotta. Perde l’equilibrio, come inciampare nei propri pensieri e non saper più distinguere il vero dal falso. O il mare dalla riva. Sopra e sotto si confondono e lei in essi.
È fragile Amy, si ripiega su di sé da una roccia che non vede e la sorprende sempre nello stesso punto. Ha sicuramente un nome, quella roccia. Quel dolore. Ha probabilmente una cura, quel caos. Eppure Amy, quando si piega a pochi metri dalla spiaggia, sorride. Perché in quel volo, in quell’onda, si sente viva. Impazzisce, ma in quella follia trova un senso, una distanza, una forma nuova in cui diventa facile riconoscersi. È finalmente libera da se stessa, libera dal mondo che si è costruita intorno. La sua città, i suoi grattacieli, i suoi amori, le sue fatiche, le sue necessità. Una roccia sommersa, un capitombolo ed è viva.Lei, in quell’istante, sorride a noi, animali della terra.

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