sabato 25 aprile 2015

La libertà raccontata a mio nipote

Si sta staccando dall'infanzia. Lo osservo attentamene e vedo già, dentro il corpo di un bambino, lo sguardo del ragazzo che sta emergendo. Come fosse una scultura di marmo, prendono forma gli anni che verranno. Mio nipote ha quasi dieci anni ed è sempre stato una creatura fuori dal comune. La sua intelligenza, il suo ostinato voler scegliere le parole, la capacità di pesarle e cercarle, ci hanno sempre stupito ed emozionato. E la cura che mette nelle parole lo hanno aiutato a pensare, immaginare, domandare, capire. Sta diventando grande, e cresce anche attraverso l’impegno e l’amore della sua famiglia. Per questo voglio dedicare a lui una lettera, oggi 25 aprile 2015. 70 anni di Liberazione.

Mio caro Santiago, 70 anni ti sembreranno moltissimi. Ti sembrano tanti persino i miei 35! Eppure per un Paese 70 anni sono pochi. 70 anni fa questo Paese è uscito dalla guerra. Lo so che per te (per fortuna) è difficile capirlo. La guerra è una cosa che nessun bambino dovrebbe conoscere. In guerra, sotto una dittatura, c’è la povertà, la fame, la paura. Ma se possiamo ricordare e raccontare questa storia, lo facciamo perché in guerra ci sono anche uomini coraggiosi, solidali e ambiziosi. Quegli uomini (si chiamano partigiani) hanno combattuto per liberarci dagli oppressori. Erano ragazzi di vent’anni disposti a dare la vita, perché senza libertà non c’era futuro che valesse la pena aspettare e costruire. Molti di quei ragazzi sono morti per un’idea di giustizia che ancora oggi dobbiamo proteggere e coltivare. Sarà anche compito tuo proteggerla, perché è l’unico modo per impedire agli ingiusti e ai prepotenti di decidere al posto nostro.

Questo significa non dimenticare mai il valore immenso della libertà. Ci sono ancora tante persone che credono che la libertà che abbiamo oggi non sia una gran cosa. Come se fosse dovuta, inevitabile, il minimo indispensabile; e che in fondo la libertà di cui godiamo noi non sia poi così assoluta. Ma chi lo dice non sa cosa sia la sua totale mancanza.
Essere liberi significa poter contestare le opinioni altrui, manifestare le proprie idee, muoversi per raggiungere altri confini, voler bene ed essere amico di chi è diverso da te. Significa leggere qualsiasi libro, ascoltare ogni tipo di musica, studiare tutto ciò che ti incuriosisce. Significa litigare e dopo fare pace.
Un giorno conoscerai la storia della tua famiglia. Attraverso le parole imparerai a pesare il passato, un passato che appartiene anche a te e a tuo fratello, e che dovete custodire.
Il non dimenticare il passato di coloro che sono rimasti e di coloro che sono partiti lasciando un Paese devastato, ci serve per sviluppare un muscolo importante, è il muscolo che muove il rispetto, la pietà, la solidarietà.

Viviamo in un Paese che è diventato difficile, che ha cominciato a dimenticare. Quel muscolo si sta rammollendo. Tu sei coraggioso e curioso, le tue braccia stanno diventando forti, i tuoi muscoli scattanti. Sii sempre pronto ad accogliere chi ha paura, fame ed è in cerca di un futuro che valga la pena aspettare e costruire. Non credere agli ingiusti e ai prepotenti che vorrebbero convincerti del contrario, essere umani significa essere partecipi del destino degli altri.
Un giorno sarai grande abbastanza per viaggiare e in quei viaggi capirai davvero che cosa significa essere diversi e tutti uguali. 
E soprattutto capirai cosa significa essere liberi.



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