venerdì 2 marzo 2012

Non chiamiamolo ottimismo

Inutile stare qui a dire perchè ci sentiamo così deboli, perchè abbiamo paura(e ci siamo abituati ad averne), perchè viviamo dentro una scatola piena di incertezze, perchè sognare è una pratica a cui ci dedichiamo solo nelle ore di sonno. Non lo starò a dire qui, perchè tanto ce lo dicono continuamente e perchè lo viviamo (e a volte lo moriamo) tutti i giorni. Eviterò anche di usare la parola "ottimismo", che nasce in ogni caso da uno stato di sconforto e guarda al futuro. Preferisco essere positiva, che ottimista. Perchè se sei ottimista e poi va male finsice che la volta dopo ti definisci "realista" e poi, man mano, diventi pessimista. E da lì è difficile tornare indietro.
La parola "positivo" riguarda il presente, ciò in cui spero e credo oggi. E come si dice, la speranza è l'ultima a morire.
Quindi ho deciso di fare una lista, per ricordare a me stessa in cosa credo, oggi.
Non sono molto religiosa, perciò il mio "credo" si fa di aldiqua, più che di aldilà. Allora forse andrò tutto male, o forse no. Intanto io credo.

Credo nell'emozione che mi provoca una bella canzone. E credo che quella canzone sia più resistente del corpo e del tempo mortale del suo autore. E credo che questa sia una gran fortuna.
Credo nel calore del sole e in come mi fa sentire protetta e viva ogni volta che torna la primavera.
Credo nell'affetto sincero e irrisolto fra estranei e nell'amore profondo di chi ti conosce fin dove tu non sai.
Credo nelle ore trascorse nelle librerie, nelle poltrone, nei treni, nei parchi, nei bar in compagnia dei libri. Quelli buoni.
Credo nel silenzio delle chiese. Credo che qualcosa dopo la vita ci sia,ma credo anche che non importa saperlo adesso.
Credo nella bellezza e credo che la bellezza sia un viaggio personale.
Credo nell'immaginazione e credo che tutto ciò di cui abbiamo bisogno sia lì, dobbiamo solo riuscire ad immaginarlo.
Credo che crisi e creatività siano parole sorelle, perchè perdere qualcosa significa armarsi di coraggio per costruire qualcos'altro. E credo che le opportunità nascano dalla voglia di fare, per questo amo le città che hanno l'energia del fare.
Credo che i difetti nelle persone abbiano lo stesso ruolo della punteggiatura, senza non capiresti il discorso.
Credo che partire sia sempre una buona idea e credo che il ritorno sia transitorio tanto quanto il viaggio.
Credo che se sento dolore faccio bene a prendere una medicina, ma credo anche che ci siamo abituati troppo agli anestetici. Sentire è il senso.
Credo allora che sì, stiamo male, ma non sarà un anestetico a guarirci. Sentire il dolore e superarlo attraverso ciò in cui si ha fiducia darà un senso al nostro tempo infetto. E allora nulla sarà stato veramente vano, o perduto.

"Vedi caro amico cosa si deve inventare per poter riderci sopra,per continuare a sperare.
E se quest'anno poi passasse in un istante, vedi amico mio come diventa importante che in questo istante ci sia anch'io
."
(L'anno che verrà)

Nessun commento: