domenica 12 febbraio 2012

Al limite dello strappo

Adesso tiro un filo, vediamo se si scioglie o se si spezza.
La prima volta che mi sono trovata davanti ad un quadro di Jackson Pollock mi è mancato un battito. Il respiro si è fatto lento e difficile. Il mondo intorno a me ha inchiodato mentre il rumore della frenata continuava a stridere all'infinito.
Non ricordo, ma potrei anche aver sentito un freddo improvviso, perchè invece ricordo nitidamente di aver sentito il bisogno di un abbraccio. Qualcuno che in silenzio arrivasse alle mie spalle e mi contenesse. Come se ci fosse stata un'esplosione lì di fronte ed io fossi stata spazzata via speranzosa che qualcuno mi afferrasse in tempo.
Tutto il caos era lì, aggrovigliato in un'unica domanda, nelle mani di un artista che si limitava a cercare. Creava dubbi e li imprigionava nel colore.
Noi siamo il dubbio, noi siamo il colore.

Incapace di procedere, ipnotizzata da quella potenza visiva ed emotiva, ho cominciato a nuotare in quel groviglio e mi sono ricordata del filo di Arianna.
C'era anche lì, nel caos di Pollock (e forse anche nel mio), un filo teso ad orientare il ritorno. Nulla è completamente perduto quando c'è un filo rosso, teso, su cui poter ritrovare un'origine, o una meta.

Oggi è morta una diva. Una donna bellissima e un'artista di talento.
Cosa c'entra, direte voi, con l'avanguardia artistica?
Secondo me c'entra. Perchè davanti a queste morti, le morti dei "belli e famosi", per noi così insensate, mi chiedo sempre, fino a che punto riusciamo a spingere il desiderio inappagato? Quand'è che uno riesce onestamente ad ammettere: "non voglio altro, grazie sto bene così"? E l'unica cosa che ho capito è che non c'è niente da capire. Perchè tutto è come niente. Avere tutto non è la soluzione del caos, il caos non chiede di essere risolto, forse gli basta essere ascoltato, essere guardato. Esploderti in faccia e lasciarti capace di reagire. Anche senza un abbraccio a sostenerti.
L'unica cosa che capisco è che siamo fatti di una trama sottile, che basta un po' di vento di traverso per annodarla. Basta un peso in più per strapparla.
Nonostante ci costringiamo a crederci forti, preparati, resistenti, c'è sempre un punto più fragile degli altri, su questa nostra trama, al limite dello strappo. Quando la vita ti ci porta sopra, con tutto il peso della tua invincibile leggerezza, cadere è questione di un attimo.
Puoi solo sperare di essere fortunato abbastanza da girarci intorno e di muoverti con cautela, oppure di essere folle e coraggioso abbastanza da avvicinartici per cercare di ricucire quella debolezza, metterci una bella toppa sopra e chissà, poi magari la trama resiste e non si spezza.
Gli artisti, per istinto, se lo vanno proprio a cercare quel punto lì, la sfilacciatura della trama. Perchè vivono di rischi e fragilità, di equilibri difficili da gestire e di grandi imprese. Di applausi e solitudini.
Cominciamo la nostra strada sognando il successo, la bellezza, la seduzione e l'adulazione, il mondo stretto in una mano. E quando il mondo te li ritrovi lì, sopra quel palmo, lo scopri troppo piccolo, un po' vuoto, certamente insufficiente.

I quadri di Pollock non erano arte astratta, erano ritratti precisi.

Nessun commento: