domenica 1 maggio 2011

Mi piace lavorare

Oggi è la festa dei lavoratori, una domenica di primo maggio, ed io lavorerò anche se mi considero una lavoratrice anomala. Forse perché mi trovo nel Paese delle anomalie, sono cittadina delle eccezioni, delle incertezze. Faccio molti lavori, ma guadagno poco. Mi dedico a dei progetti sulla fiducia, con la speranza di venir premiata per i miei meriti e le mie fatiche. I telegiornali ci comunicano che circa il 30% della popolazione giovanile non ha un lavoro e peggio ancora, non ha prospettive di lavoro. Come può funzionare in questo modo un Paese, come può sopravvivere così una generazione? E molto spesso coloro che lavorano lo fanno male, per colpa di un sistema superficiale, di un’incapacità a condividere gli obiettivi, per mancanza di stimoli e gratificazioni, per lentezza, pigrizia, noncuranza, disillusione.

Sogno un mondo del lavoro fondato sul rispetto delle parti, sull’ambizione sana che stimoli la voglia di produrre al meglio, perché essere lavoratori attivi e soddisfatti migliora la qualità della vita, anche di quella privata. Sogno di lavorare con persone che rispondano alle e-mail, che ti ascoltino e siano propositive, che non dicano subito “non si può”, che sorridano durante una riunione, che sappiano migliorarti senza pretendere di farlo come se fosse un favore personale. Sogno di poter chiedere un mutuo in banca perché sono una risorsa per la società e non un peso da scaricare. Sogno di poter costruire i miei giorni e non di doverli superare uno alla volta. Sogno di non dover più sentire discorsi pieni di lamentele e frustrazioni.

L’altro ieri ho visto al cinema un film sul sistema delle raccomandazioni. Non mi è piaciuto. Non solo per l’amarezza con cui ancora una volta mi sono trovata a guardare un Paese che non mi piace, il Paese basato su dei principi che abitiamo da decenni e che ci sono diventati familiari, comuni, quasi ovvi. Perché è brutalmente banale riconoscere che chi ha un aggancio, una parentela, un’amicizia, una buona parola possa fare carriera. E il fatto che ci sembri ovvio è assurdo e doloroso. Ma il film non mi è piaciuto soprattutto perché incoraggia un messaggio sbagliato (e fallimentare) di riscossa, come se la vendetta fosse l’ultima speranza degli sconosciuti. Come se in fondo fossimo tutti destinati ad arrenderci, a cercare un’altra strada, possibilmente che ci porti fuori dal confine, e lasciare che i dinosauri si spartiscano a brandelli il nostro futuro.

Il lavoro è energia, ci mantiene vivi, intelligenti, curiosi.
Mi piace lavorare, mi piace persino diversificare il mio lavoro. Mi piace svegliarmi con degli obiettivi, andare a dormire con nuove idee che mi ronzano per la testa.
Mi piace riposare, perché il riposo è il premio di chi si stanca.
Il lavoro non è una cosa facile e per questo vale tanto. Fateci lavorare.

P.S.
Forse partirò.

2 commenti:

Food Fairies ha detto...

Ben detto Ale!! Parole sante! Condividerò...
Baci
Sara

Food Fairies ha detto...

Grande e mitica Alessandra!!!

bacio
Nuvola