mercoledì 3 novembre 2010

E' già un anno

Un po' deve essere colpa della nostalgia, un po'di youtube, dove basta un gesto per ritrovare un paesaggio e un'atmosfera fattasi ricordo. Una bella canzone, un video ed eccola lì: la città che non si lascia dimenticare.

Appena tornata a Roma ero piuttosto convinta (e forse addirittura convincente) che non sarei tornata a New York tanto presto. Il cerchio era chiuso.
Mi aspettavo nuove scelte, altre destinazioni.
E invece un piccolo spiraglio era rimasto aperto. Un folletto furbo deve aver lasciato un blocco nella porta, magari mentre ero in volo, di notte, con le idee confuse, e ripetevo in testa un ritornello: back home.
Poi i mesi sono trascorsi e vecchi sogni sono diventati nuove sfide. New York era oltre una porta. Lo spiraglio, un sentimento impercettibile.

Oggi è un anno. Un anno fa andavo in cerca della mia New York senza avere idea alcuna di cosa avrei trovato. Mai avrei creduto di trovare persino me stessa. Un anno dopo, vigliacca, sarei persino pronta a rinunciare a quelle nuove sfide pur di tornare a casa, in quella città ostile e seducente, che mi ha ridato la forza e la libertà. Ma chi sarei io senza i miei sogni? Faccio fatica. Fatico a lottare per avere ragione, ma fatico ancor di più ad arrendermi.

New York non è una casa, è piuttosto una barca con cui navigare il mondo, anche il proprio. Come si fa a vivere in barca? Eppure ci manca, a noi che l'abbiamo navigata, quel vento di speranza; quel freddo che ferendoti ti fa sentire vivo, presente, combattivo. Ci manca camminare per ore e mutare nel cammino. Ci manca la strada, le case in cui non ci potremo mai permettere di vivere ma che si lasciano ammirare; ci manca il sorriso di un estraneo, ci manca persino la cortese indifferenza di un "amico"! Ci manca il caffé bollente e il cupcake da un milione di calorie. Ci manca SoHo, Chelsea, il West Village e Williamsburg. Ci mancano i ponti, Bryant Park e Central Park. Ci manca il coro di Harlem e il silenzio di Battery Park al tramonto. Ci manca lo Staten Island Ferry e il Brooklyn Promenade. Ci manca Barnes&Nobles e Union Square. Columbus Circle e il Lincoln Center.

Vedo in Tv una ripresa girata a Manhattan e riconoscendo la strada provo per me stessa tenerezza e orgoglio. Perchè ho fatto mia una città che è di tutti e perchè nuoto stanca sulla superficie di un non "so bene dove sto andando".
Sono una scrittrice senza pubblico e dentro di me c'è una newyorkese senza indirizzo.
Ma mi restano le parole e la vista tangibile su una città che non si lascia dimenticare.
Non so bene quando, nè come, ma un giorno le mie storie entreranno in vite sconosciute ed io abiterò una piccola casa dentro la barca che naviga il mondo.

1 commento:

Annalisa ha detto...

ehmmm quand'è che riparti? ;)
bacetti
annalisa