domenica 23 maggio 2010

Ultimo giro di giostra

Ormai siamo alla fine di quest'avventura...restano poche (pochissime) monete da mettere nella giostra per l'ultimo giro, l'ultima corsa su questa città da cui diventa difficile scendere, ma che a questo punto desidero lasciare in fretta.
Quando sei a metà fra due mondi, quando sai che uno di essi ormai non ti può più dare nulla e l'altro ti aspetta con amore, vuoi solo un volo che ricucia questa distanza e azzeri il chilometraggio. Si ricomincia.

Ma non prima di aver salutato la mia intima New York.
Ho scritto questi appunti questa mattina all'alba, seduta in una caffetteria francese sempre aperta del west village. Erano le 4.30, la notte si stava scolorendo ed io ripensavo agli ultimi due giorni passati a camminare e rigraziare segretamente questi ultimi sette mesi. Ecco cosa fino ad oggi, domenica 23 maggio, ho scelto di salutare.

Venerdì è tornato il sole e ne ho approfittato per fare un percorso al contrario, tornare indietro sulla linea della prima emozione.

Sono partita da Williamsburg con un pranzo insieme al mio amico Carmine. Abbiamo mangiato in un localino italiano carinissimo, seduti all'aperto, un panino prosciutto e mozzarella che anticipava il pensiero di casa. Frammenti in arrivo.
Siamo andati poi a prenderci un caffè nella terrazza del suo ufficio, un open space che divide con altri professionisti. In terrazza ci circondavano le palazzine popolari di Williamsburg, pochi piani, vernici scrostate, scale antiincendio arrugginite e il fascino di chi non molla. La seduzione di un'altra vita possibile, della creatività che cambia aspetto alla mancanza e sa guardare oltre lo specchio.

Dopo pranzo ho preso la metro locale e sono andata in cerca di quel quartiere residenziale, elegante e bellissimo che scoprii il giorno di Natale passeggiando con un amico. Questa è un'altra Brooklyn. Aristocratica, antica, sofisticata. L'architettura viene da lontano e camminando la vedi affacciarsi superba su Manhattan, come se la sfidasse senza temerne il confronto. E di fatto vivere qui è sicuramente meglio che vivere nel delirio di Manhattan. C'è la quiete e la città è a pochi passi...da qui poi la si ama dentro un solo sguardo.
C'era la neve la prima volta che vidi Brooklyn Heights e faceva un freddo indemoniato. Trovai la casa di Truman Capote e la vista su Manhattan più bella che avessi mai visto, e tutt'ora resta uno dei miei punti di "avvistamento" preferito.
L'altro ieri gli alberi erano vestiti di un verde brillante, i mattoni rossi dei palazzi si potevano apprezzare in tutta la loro simmetria.

Il percorso al contrario che mi aspettava era attraversare il ponte di Brooklyn andando verso Manhattan. Fu attraversare quel ponte una delle mie emozioni più grandi appena arrivata. Allora faceva freddo ed era già buio.
Adesso volevo fare questa passeggiata al tramonto, ma purtroppo ho avuto un tramonto opaco, di quelle giornate calde e senza luce. Ma è stato comunque il mio abbraccio d'addio alla città.

La sera abbiamo vissuto la vita notturna del LES (Lower East Side). Una cena giapponese da $12,00 (ottimo sushi!), un passaggio veloce al Mars Bar, locale assurdo e storico (un buco ricoperto di scritte reso probabilmente storico dal fatto che non viene lavato dagli anni '80...ma ha il suo fascino...).
Andando in un altro locale siamo passati davanti a "Katz" il mitico diner in cui fu girata la celebre scena di Harry ti presento Sally...ovviamente tutti sanno a quale mi riferisco.
Siamo arrivati poi in un locale (di cui adesso non ricordo il nome) nella cui sala al piano terra si esibiva un noiosissimo quartetto femminile e al piano superiore un coinvolgente gruppo blues.
Finito il blues ecco un altro giro da Pianos, locale adiacente. Anche qui in ogni sala c'è musica diversa. Noi abbiamo seguito due ragazzi che facevano una sorta di musica sperimentale, mezza elettronica...non la so definire...ma molto bravi.
Alle 2.30 mi sono arresa.
Queste sono le serate notturne newyorchesi, passare da una situazione ad un'altra, cambiare genere, rotolare nel circo di possibilità che sono a tua disposizione.

E ieri infatti abbiamo seguito lo stesso principio.
NY è una città carissima, ma a volte offre alternative a pochi dollari per vivere musica di qualità e divertirsi. Con $5 siamo andati ad un concerto raggae a Williamsburg, in un bel locale (Rose). Due ore di performance di bravissimi musicisti "fusion" dentro la stessa ritmica jamaicana.
All'uscita ho trascinato Carmine e Ollie nel West Village. Alle 2.30 da Fat Cat non c'è più folla, ma la jam session continua fino alle 4.00 del mattino per soli $3 d'ingresso. E non vi dico nemmeno che musicisti ci si trovano.
E' uno di quei locali a basso costo e alta qualità. Il contesto è particolare, immaginate un garage grande, con tavoli da biliardo, da ping pong e scacchiere ovunque ...un bancone per bersi della birra cheap, studenti dell'NYU che fanno le ore piccole e in un angolo del puro jazz.
Verso le 3.30 i miei amici tornano a casa ed io continuo la mia passeggiata notturna per il west village. E' un altro abbraccio per dirsi good bye.
Vedo la luce camminare lentamente dietro il lenzuolo fresco della notte, entro da French Roast, scrivo,bevo un caffè e sorrido. Grazie New York.

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