martedì 25 maggio 2010

They can't take that away from me

Ogni volta che ascoltavo Frank Sinatra per me era come volare con l'immaginazione a New York. Vedevo i grattacieli e le luci della notte che creavano una costellazione in Terra, ed io quella costellazione la potevo annusare e contare.
Mettevo insieme i tasselli di questa città, le strade, i palazzi, le panoramiche e la sognavo sotto l'ombrello magico di quella musica, della voce calda di Frank.
Dietro ci deve essere anche lo zampino del cinema, con quelle sequenze che così fortemente hanno colpito la mia fantasia.

Poi la città è arrivata, il sogno si è fatto materia.
La materia è fragile, si sbriciola, si spacca, si danneggia. Ma la puoi anche trasformare e rendere più simile a te.
Era l'inizio di Novemnbre, l'autunno stava per perdersi nei primi freddi invernali, ma gli alberi d'oro ancora facevano in tempo a tingere la città con l'accento di una poesia. Ed io feci in tempo a perdermi innamorata dentro di essa.
Sette mesi sono passati dal mio approdo su quest'isola del tesoro.
Dopo averla tanto sognata, paradossalmente arrivai qui senza più aspettative, i sogni si erano consumati, ero pronta a vederla diventare reale, non avevo idea di come sarebbe stata, né di come sarei stata io insieme a lei.
Ho imparato che New York è una città estrema, o la si ama o la si odia. Ma soprattutto ho imparato che tra tutto quello che può dare (ed è moltissimo) c'è una cosa che vale la pena di venire a cercare qui. E' una chiave. New York ti mette a disposizione una chiave che apre due porte poste una di fronte all'altra. Una è la tua, quella dentro la tua mente, l'altra...è tutto il resto. Il mondo che ruota, che entra ed esce dalla tua vita e ti provoca.
Ma quella chiave la si può trovare solo se si tengono gli occhi ben aperti. Per ognuno è in un posto diverso. La si può trovare sotto una panchina di Central Park, in una finestra di Harlem, dentro uno sguardo in metropolitana, su un ponte, dentro un sassofono....o forse è sempre stata lì, nelle tue mani, ma non te ne eri mai accorto. Avevi bisogno di New York per vederla e far scattare la serratura.

C'è anche un'altra cosa che New York ti insegna ed è l'orientamento.
Non vai da nessuna parte qui se non impari di cosa è fatto il Nord e di cosa il Sud, quale sia l'Est e che spessore abbia l'Ovest.
Per me i punti cardinali erano faccende di navigatori. Dove sorge il sole? Lo sapeva Romeo sospirando il suo amore a Giulietta affacciata al balcone.
Per me era di poca utilità. Amavo i tramonti...ovunque fossero.
Ho sempre vissuto in una città fatta di sovrapposizioni, geometrie sballate, il traffico impazzito. Qui se non si ha un i-phone che si trasforma in bussola-piantina della metropolitana-indicatore di distanze, bisogna ingegnarsi, bisogna sapersi orientare. Il sole sorge nell'East River e tramonta sull'Houdson. Se sei a Sud il Nord lo trovi cercando l'Empire State Building, e viceversa.
E' così che ho trovato me stessa.
Ho trovato la chiave, ho cercato il Nord ed ho trovato la mia strada.
E' una strada fatta di parole, viaggi, incontri ed emozioni. Non so dove mi porterà, ma so che è la mia.
Ho pensato che forse in realtà New York non esiste, per questo la sognamo tanto.
E' piena di difetti, di contraddizioni e difficoltà, ma è fatta di energia. E' una palla di fuoco, un vulcano, una stella che brilla e ti travolge. Se decidi di ballare, di farti nutrire e consumare da quell'energia, allora è fatta, sei vivo, sei utile a te stesso. Saprai camminare con il naso all'insù, saprai sorprenderti ed emozionarti, saprai metterti in gioco e scoprire che i sogni si possono avverare e non per casualità del destino, ma perchè tu sai resistere e forgiarli. Sai farli diventare materia.
New York era il mio primo sogno...adesso si tratta di realizzarne un altro e inventarne una altro ancora.
Ho fatto un tatuaggio circa due mesi fa, mi sono iscritta un sole sulla pelle.
New York viene via con me. ....
The way you changed my life
No they can't take that away from me



Post Scriptum
Grazie, e non so come dirlo senza farlo risultare banale. Ma davvero senza l'entusiasmo, l'incoraggiamento e l'amore di chi si è appassionato a questo blog, mai lo avrei scritto con tanta fedeltà e cura. Forse avrei smesso dopo una settimana. Come fosse un diario qualsiasi. L'ho scritto per chi lo leggeva, per chi camminava insieme a me, in questa città, sulle mie parole. Il blog è diventato per me uno strumento per leggere questa vita newyorchese. Una finestra per guardare oltre. Un puto di riferimento. Non ero sola ed ero una scrittrice.
Grazie.

2 commenti:

Marin3lla85 ha detto...

Grazie a te che ci hai permesso di condividere il tuo sogno attraverso queste pagine virtuali... Ti porterò sempre con me "dentro la tasca di un qualunque mattino", o in una lunga notte di cammino nel Village. Ti aspetto, Mari

Ollie ha detto...

Sarai con noi sempre e noi saremo con te.Grazie Ale.See ya...