domenica 4 aprile 2010

Pasqua. A piedi nudi nel parco.

Partiamo da ieri sera.
Per qualche giorno ho avuto la bellissima gioia di ritrovare un mio amato cugino e sua moglie che, per solite circostanze contorte di questa famiglia, non vedevo da quattro anni o forse più. New York è stato un terreno d'incontro.
Ieri sera mi hanno invitata a vedere un musical, così finalmente ho avuto anche questa esperienza così inequivocabilmente newyorchese. Solo che siamo riusciti a beccare l'unico musical tragico della storia del musical. E non facciamo paragoni con The Phantom of the Opera, perchè quella almeno è una storia d'amore. Next to normal è un'opera bellissima, che ha meritato tutti i premi prestigiosi che ha vinto, gli interpreti sono formidabili....però che angoscia! La prossima volta (spero prima di partire) voglio vedere Mamma mia!

Questa domenica di Pasqua è stata insolita. Come un domino tutti i miei bellissimi progetti di trascorrerla in compagnia sono caduti uno dopo l'altro.
E' finita che mi sono organizzata un picnic a Central Park sola soletta (bè, io e qualche migliaio di altre persone sedotte da questa splendida giornata di primavera).
E' strano come ci si abitui a tutto. Agli inverni gelidi, alle notti lunghe, alle ore chiuse in scatole di legno.
Poi basta una domenica di inizio aprile, ritrovarsi sdraiati su di un prato umido e ancora spoglio, per ricordare quanto sia potente e generoso il sole.
E' come entrare in un mondo nuovo, un'altra volta. Eccola la memoria dell'estate, il ricordo dei profumi di fiori e olio e di pelle esposta. Tutta la tenerezza risale dalle nebbie dell'oblio e ci scuote.

Questa mattina con molta fatica mi sono alzata per andare ad assistere ad una messa gospel.
A quanto pare c'è una maledizione che mi impedisce di riuscirci. Dopo il fallimento di Natale è arrivato anche quello di Pasqua. Ho cercato per 40 minuti una chiesa dove si cantassero i gospel (qualcuno poi mi spiega se anche le chiese metodiste li fanno?) finchè finalmente ho sentito una voce (a un paio di isolati di distanza). Era la voce nera d'America che cerca Dio.
Mi sono avvicinata speranzosa, ma la fila che circondava l'edificio mi ha respinto come una muraglia. Mi hanno spiegato che oggi la funzione non era aperta ai turisti, ma era riservata alla sola comunità. I fedeli in fila erano elegantissimi. Anche i bambini, strizzati dentro improbabili giacche a scacchi e cravatte, spietate come cappi.
C'era una caffetteria con dolci artigianali di fronte alla chiesa Battista a cui non potevo entrare.
Ho scelto di fare colazione lì prima di tornare a dormire un'altro po'. Ironicamente nella caffetteria c'erano tutti i turisti respinti proprio come me. Francesi, spagnoli, italiani, tutti a consolarsi con cupacakes e brioche guardando fuori dalla vetrata la fila in ghingheri di chi andava a pregare cantando. O a cantare pregando.

Ed ora sono qui, a Central Park. Accanto al lago dedicato a Jackie Onassis, alle spalle del MET.
Non so che temperatura ci sia (né Farenheit né Celsius), ma è perfetta. T-shirt e piedi nudi, senza avvertire il freddo e senza sudare. Equilibrio.

Intorno a me tanti altri si sono portati il pranzo. Buste di Whole Food, Dean & De Luca, Trade Joe e cestini di paglia con le scorte di casa.
Cani al guinzaglio, bambini che sembrano usciti da una campagna di CK, turisti sfiniti, lozioni solari, cappelli a falda larga, macchinette fotografiche, biciclette, soliti sportivi senza tregua (qualcuno gli dica che oggi è festa e si mangia!)...ma che ci fa un superman gonfiabile tra le braccia di un vero superman?? Stranezze metropolitane.

Dopo essermi appisolata al sole ascoltando la musica dall'ipod, mi sono decisa ad alzarmi per andare a fare un giro dentro il Metropolitan Museum of Modern Art. Lo so che in un giorno di festa così rischia di essere una pessima affollata idea. Ma volevo rivedere un quadro che amo molto, anzi ce ne sono diversi che vale la pena rivedere più volte.
Mentre ero lì mi sono resa conto di aver fatto la scelta giusta anche per un altro motivo, più intimo e adatto alla giornata. Nell'area dedicata al Medioevo e al Rinascimento Italiano ho trovato il sacro che solitamente in queste feste non mi viene comunque facile cogliere. Sono capitata nel tempio di una religione che sento.
Era lì, Cristo in croce, Cristo risorto, la Madonna e gli apostoli.
Era lì la religione che non canta, che non promette, che non punisce. E' quella religione che mi emoziona e converte. E' la religione che professa dolore, pazienza e perdono tutto nella mano di un predicatore fatto di arte e talento, che vive oggi come viveva cinquecento anni fa, grazie alla sua fede.
Tornando a casa sulla banchina della metropolitana un suonatore di violino ha chiuso questo pensiero in movimento. Il suonatore aveva l'aria di venire dai Balcani, era povero, aveva le scarpe rotte, una maglietta sporca e lo sguardo spezzato. Il suo violino vibrava le note che siamo abituati ad ascoltare nei salotti puliti, nelle chiese barocche, nelle sale da concerto poco illuminate.
La musica non ha bisogno di poltrone di velluto, la fede non ha bisogno di un tempio vuoto. A volte ci può bastare un affresco. Un suonatore stanco.

Nessun commento: