giovedì 4 febbraio 2010

Dentro un quadro

Ci sono cose che si nascondono dietro l'apparenza, che vivono in incognito, protette dalla consapevolezza di pochi.

Ho incontrato degli artisti italiani qui a New York. Li ho intervistati per un articolo. Uno di loro ha preso la stampa di un suo quadro, l'ha coperta per metà, l'ha capovolta e mi ha chiesto di dirgli cosa ci vedessi.
Ho visto quello che ci ha visto lui e che nessun altro sa, o riesce, a vedere.
Per tutti è un'isola. Per me e per lui è un profilo, uno sguardo verso l'orizzonte.

C'è un segreto dentro quel quadro. C'è un profilo segreto nelle vite di tutti.
Per qualcuno sono un ragazza che non dimostra la sua età, a volte imbranata, a volte sicura di sé. Per quelle persone la mia vita è banale, o semplicemente di poca importanza. Faccio i compiti, sorrido, procedo.
Per qualcun altro sono un mistero. Loro vedono qualcosa di inquieto (e mi auguro non inquietante) e inafferrabile. Vedevano il mio volto e poi improvvisamente hanno intravisto le espressioni. Dietro quella maschera in movimento immaginano mondi che io non ho mai attraversato.

Poi c'è chi mi conosce e mette insieme i pezzi del puzzle, ma c'è sempre quel quadrato di cielo che non si incastra nelle sfumature di blu.
E infine ci sono io, che non mi so vedere, e attraverso gli occhi degli altri mi confondo.

Non so cosa sto scrivendo, su cosa sto ragionando. So solo che ho visto un quadro e dietro un'isola c'era un volto.
Io sono l'isola o sono il volto? Sono il mare rosso che la circonda o lo sguardo smarrito in un futuro che si chiude dietro la cornice?
Siamo gli artisti o siamo le opere?
Costruiamo noi stessi attraverso la materia fatta di carne e sangue, ma siamo anche l'opera che non riusciamo a nominare o esporre. Siamo i fruitori estranei e distratti di ciò che abbiamo costruito.
Siamo dentro e siamo fuori. Quello che vedo in uno specchio non è lo stesso di ciò che vedo in una fotografia ed è certamente distante da quello che vedono gli altri.

Mi hanno detto ieri che ho "gli occhi da New York". Ma dentro i miei occhi c'è New York o c'è la vita prima di New York che emerge senza fiato?

Spiacente, questa pagina non è affatto newyorchese. Potrei renderla tale raccontando dell'evento a cui sono stata stasera da Cipriani. C'era vino italiano, cibo italiano, arte in viaggio, gente di passaggio. Ma non lo farò.
Non parlerò di New York, perchè sono persa nel pensiero della forma che sto dando ad un'arte astratta.

Siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni, e la nostra intera vita è cinta dal sonno. (W. Shakespeare)

1 commento:

Anonimo ha detto...

ed io sono la ragazza italiana, amica degli artisti italiani che hai conosciuto a cipriani... ciao, alessandra... era un po' che volevo scriverti, da quando sono rientrata da nyc, ma sono stata completamente riassorbita dal lavoro nonché dalla realtà romana...
ho letto vari tuoi post... mi piace molto la tua scrittura, si sente molto dietro la tua presenza, è scrittura vera viva sincera profonda che nasce da dentr, che scava, scava... ma quanto scaviamo?? eh già, mi ci metto anch'io... si scava ma non si finisce mai... a volte penso che è troppo, che dovrei essere più leggera... ma poi penso che sono come sono ed io sono così. e allora giù con la ruspa...
sappi che continuerò a leggerti e sostenerti... sappi che mi è molto piaciuto quanto hai scritto su fabrizio&piero... hai colto qcs di già colto da me (hai letto la mia recensione che era in mostra?), forse mi è piaciuta x quello, x qst sintonia...
se ti va di farti un giro sul mio blog (in realtà ci sono più persone dietro, non son sola)... metropoleggendo.blogspot.com, sarò felice di leggerti e, magari, includerti in un pezzetto del racconto di febbraio... ;-)
un abbraccio,
p