Sapevo che sarebbe accaduto. Doveva capitare prima o poi, quest'emozione, e forse sono stata brava a metterci due mesi a trovarla.
Non so se fino ad ora l'abbia accuratamente evitata io oppure se semplicemente sia stata lei ad evitare me. Ma il senso di solitudine era prevedibile. Mi capita continuamente quando sono a casa mia, perchè non doveva venire a cercarmi quaggiù, dove sono realmente sola? E non mi ha sorpreso particolarmente neppure averla sentita chiaramente proprio la notte di capodanno. In fondo è proprio in mezzo alla folla che la lama della solitudine affonda il colpo. Solo, forse, speravo non accadesse.
La festa a cui alla fine sono andata era carina. Ma si può usare carina come aggettivo per una mega festa con qualche centinaio di persone? Probabilmente no. C'era il circo chiuso in un capannone di Brooklyn, e non parlo per metafore. Era un circo vero e proprio con i trapezisti sospesi sulla folla danzante. C'era musica dal vivo divertente e originale (per un po'), c'era l'atmosfera delle vecchie fiere anni '30 e le persone indossavano una maschera sugli occhi. Credo che la mia maschera fosse una faccia triste e spaesata. Fosse il tentativo mal riuscito di ignorare la solitudine e mostrarmi affascinata e divertita.
Diciamo che mi sarei potuta divertire, se avessi avuto accanto le persone giuste per divertirmi. Sono queste le circostanze in cui realizzi che non è la location a rendere speciale una serata, ma le persone con cui la condividi.
Per la prima volta mi sono sinceramente mancate le mie vecchie amicizie, quelle pazientemente e amorevolmente costruite negli anni.
Passerà questo senso di non appartenenza, di lontananza dagli affetti, di bisogno di calore. Passerà quando scivolerò nuovamente nelle emozioni di New York e mi accenderò nella passione per un futuro da inventare.
Per oggi mi sono dedicata all'approfondimento di questa paura. Perchè so che se arriva la devo affrontare, c'è poco da fingere. Sono sola. Diciamolo e facciamola finita. Non c'è nulla da compatire o piangere.
In fondo siamo tutti soli.
Mi sono svegliata tardissimo, Lara era fuori con il suo ragazzo ed io ho guardato la televisione per ore, sonnecchiando di tanto in tanto.
Alle sei ho deciso di uscire e sono andata a vedere Sherlock Holmes. Guy Ritchie ha un gran talento, e lo stesso vale per i bellissimi e bravissimi protagonisti, ma il mio inglese non vale abbastanza per capire i - sicuramente brillanti - dialoghi.
A volte mi entusiasmo e credo che il mio inglese sia in crescita e mi tranquillizza. Me la cavo piuttosto bene con la lettura di Paul Auster e con le telefonate e la vita quotidiana. Poi vedo un film e tatan!...la strada è lunga e la sfida impegnativa.
A quanto pare il mio 2010 si apre all'insegna delle sfide...superare la solitudine e superare gli ostacoli di una lingua da imparare. Ma almeno sono qui, ad affrontarli.
Qualche volta con rabbia, qualche altra volta con disillusione, altre volte con energia.
A pensarci bene il circo è la narrazione perfetta di un mondo di nomadi solitari che vivono nell'incanto e nella fatica. I pagliacci sono forse le creature più tristi che si possano incontrare. I trapezisti sembrano volare, ma sostengono sforzi impensabili. La fortuna è il denaro della chiromante.
Noi siamo gli spettatori del circo o gli ignari circensi di una vita di giochi e miseria?
Buon 2010 a tutti....e che le vostre sfide siano mattoni per costruire case sicure.
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