Eccole qui le mie cento pagine newyorchesi.
Le mie cento finestre su una città che muta ad ogni sguardo. Sono i pezzi di un puzzle che si trasforma nelle mie mani.
Questa quota non è un traguardo o una fine, è semplicemente un cambiamento, il punto di svolta di ogni storia.
Continuerò a raccontare la mia New York e spero che qualcuno avrà ancora la pazienza di leggermi e di aspettarmi. Questi cento post sono stati un lavoro quotidiano (o per lo meno la gran parte di essi), e si sono rivelati essere molto più di quanto mi aspettassi. Mi hanno permesso di conoscere meglio me stessa, di guardare più approfonditamente la città dei miei sogni e sopratttutto mi hanno permesso di creare un legame invisibile e fortissimo con persone lontane, che hanno saputo darmi la forza e la passione di costruire i miei giorni.
Ad un certo punto però mi sono accorta che qualcosa stava cambiando.
Tanto per cominciare New York si è trasformata in una casa, non solo in un viaggio.
E alcune abitudini casalinghe sono semplicemente noiose, costanti, che non vale la pena raccontare. La scrittura deve venire dall'urgenza, non dalla fretta.
Non ho fretta di srotolare ogni forma della mia vita, ma conservo l'urgenza di raccontare i fatti e le emozioni che mi piace condividere, per portare anche voi in questa mia casa senza pareti, che gira come una giostra.
New York è parte di me, ma non mi appartiene. Dividerla è un gioco emozionante, ma non per questo è giusto mettere in rete tutta me stessa.
Io sono dietro i grattacieli, sono dentro il movimento costante di una comunità in viaggio, sono tra le righe della mia scrittura. Non voglio raccontarmi, sono stanca di stare al centro. Faccio un passo indietro.
Dopo cento post scritti e vissuti posso dire perchè mi sento newyorchese:
mi sento newyorchese quando entro nei sotterranei della metropolitana e riconosco la band che suona prima di raggiungerla;
mi sento newyorchese quando un turista mi chiede informazioni e gli so rispondere;
mi sento newyorchese quando cammino senza pensare dove sto andando, orientata sulla destinazione, capace di ritrovarmi;
mi sento newyorchese quando faccio la spesa per la settimana;
mi sento newyorchese quando compilo i moduli con il mio indirizzo;
mi sento newyorchese quando capisco gli avvisi dell'operatore della metropolitana;
mi sento newyorchese quando scelgo di trascorrere lunghe ore comode in un pezzetto di città, senza la fretta di afferrarla tutta in un abbarccio;
mi sento newyorchese quando vedo una libreria storica della città, in cui sono già stata, chiudere e trasferirsi altrove....
Ma la verità è che esistono persone che sono newyorchesi molto prima di approdare sull'isola e continuano ad esserlo dopo essere salpate, perchè New York è molto più di una città, è uno stato mentale libero da esplorare, in cui divenire...
Ci sono però ancora tanti motivi per cui non mi sento una completa newyorchese.
Sono questi motivi che mi sorprenderanno ancora e che vi verranno a cercare un paio di volte alla settimana.....
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