Avevo un impegno questa sera, con dei nuovi (potenziali) amici. Cena alle 22.00 in un ristorante del Lower East Side. Non avevo voglia di tornare su a casa e poi scendere di nuovo a downtown.
Così ho cominciato a camminare. Ho imboccato Broadway e sono scesa verso sud est.
Mi sono intrufolata nel bellissimo e variegato mercatino di Natale che ogni anno allestiscono a Union Square e ne ho approfittato per fare qualche piccolo regalo e pensare ai miei.
Cosa piacerebbe a chi. Cosa piacerebbe a me, che per adesso evito di comprare....
Ho scattato qualche foto, per focalizzare lo sguardo e giocare con le immagini, ora che finalmente ho capito come far funzionare la macchinetta in modalità notturna! Ma quanto vorrei comprare una macchina digitale come si deve. E' nella wishing list...ci arriverò.
Devo aver camminato chissà quanti chilometri prima di raggiungere Washington Square, la mia amatissima Washington Square. E per la prima volta l'ho vista in una veste solitaria.
Poca gente intorno, il buio della notte appena illuminato dalla città, come una nota sfumata. Davanti all'arco di trionfo riposava un grande abete ancora spoglio. Sembrava sincera quella piazza, in mezzo ad una città già pronta per le feste, nella giostra impazzita delle luci colorate e dei desideri sfrenati.
Ero nel mezzo della piazza ancora umida per la lunga pioggia, quando ho scoperto che la cena era saltata. A quel punto ormai avevo fame e attraversando Greenwich Village in cerca della via per la metropolitana, con pochi soldi in tasca, mi sono chiesta dove avrei potuto cenare.
E cosa mangiamo noi italiani quando abbiamo fame e pochi soldi? La pizza!
Dall'altro lato della strada ho visto il forno a legna di una pizza al taglio, mi sono voluta fidare.
Mentre aspettavo la mia ordinazione ho realizzato che il tipo arrabbiato e cupo che se ne stava occupando era russo. Tutti lo erano. Per dare un tocco di mediterraneità all'atmosfera hanno pensato bene di diffondere Azzurro remix e Ramazzotti anni 80. Mi veniva troppo da ridere.
Nella vivacità culturale e gastronomica del Greenwich Village sono capitata nella pizzeria più improbabile che potessi aspettarmi. E la pizza lo era altrettanto.
Ragionando sulla vivace diversità di New York ho notato sulla metropolitana, mentre finalmente tornavo a casa, un transessuale vestito piuttosto vistosamente - calze a rete, minigonna cortissima e giacca tigrata; portava con fierezza un bel cappello appoggiato di sbieco, che per tenerelo in quella posizione ci deve volere tutta la disperata tenacia di essere se stessi, e aveva i capelli tinti di viola. Accanto le si è seduta una donna mussulmana con lo sguardo disgustato. Interamente vestita di nero stringeva a sé la sua fedele e onesta disciplina. In mezzo a tutto quel nero un foulard viola le girava intorno al capo.
Eccole, quelle due creature umane così lontane e diverse, sedute l'una accanto all'altra...legate da un sottile filo viola.
E prima di andare a dormire, una domanda mi perseguita (e mi perseguiterà ancora a lungo)...perchè, sulla pizza, tutto quell'aglio?
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